Quali sono i fattori di rischio per l’infarto?

 

Non esistono delle vere e proprie cause che spieghino perché un paziente debba sviluppare l'aterosclerosi. La presenza di determinati fattori, tuttavia, determina un maggior rischio per il manifestarsi delle lesioni aterosclerotiche e nel caso specifico, dell’ infarto. Questi fattori si chiamano, di conseguenza, fattori di rischio per l'infarto.
Per esempio, un soggetto di sesso maschile (l'appartenenza al sesso maschile è già un fattore di rischio) di età compresa tra 30 e 59 anni, che fumi (altro fattore di rischio) ha un rischio doppio di avere un infarto rispetto a un non fumatore.
Chi ha il colesterolo o la pressione alta (altri fattori) ha un rischio tre volte maggiore di avere un infarto rispetto a una persona che abbia il colesterolo normale e la pressione normale. Se poi si sommano pressione elevata, colesterolo elevato e fumo, il rischio addirittura diventa otto volte superiore.

Nel corso degli anni, vari autori hanno proposto più di 250 fattori di rischio suddividendoli in:

  • fattori di rischio non modificabili (sui quali non è possibile effettuare nessun intervento per non averli o per ridurli);
  • fattori di rischio modificabili (fattori sui quali è possibile intervenire per eliminarli o modificarli).

Illustrazione 1 - Cardiologia

I fattori di rischio non modificabili


Tra i principali ci sono:

  • età;
  • sesso;
  • origine etnica.
 

I fattori di rischio modificabili 


Tra questi, invece, vi sono da ricordare principalmente:

  • fumo;
  • obesità o sovrappeso;
  • mancanza di attività fisica;
  • abuso di alcol e caffeina;
  • pressione alta (ipertensione);
  • colesterolo totale e/o colesterolo cattivo (LDL) elevati;
  • colesterolo buono (HDL) basso;
  • diabete.

In ogni caso, è bene tenere presente che i fattori di rischio non sono in senso assoluto delle cause che determinano un effetto, in questo caso la comparsa dell'infarto. Si tratta solo di circostanze la cui presenza fa aumentare la probabilità che si verifichi la malattia in questione.
 

Infarto: qual è la situazione in Italia?

 

L'infarto rappresenta, tutt'oggi, la prima causa di morte. In Italia:

  • ogni anno 160.000 persone hanno un infarto (fascia di età compresa tra 35 e 64 anni);
  • gli uomini sono più colpiti delle donne (6 uomini infartuati per ogni donna)
  • una persona ogni 3-4 minuti ha un infarto e, su queste persone, 1 su 4 non sopravvive;
  • il paziente infartuato rappresenta, inoltre, un costo importante per il servizio sanitario nazionale. Nel solo 1996, infatti, i 75.000 ricoveri dovuti a infarti sono costati al Servizio sanitario nazionale ben 550 miliardi.

Tuttavia, grazie alla maggiore tempestività del ricovero in unità coronarica (il reparto ospedaliero in cui si curano le emergenze cardiologiche), e al miglioramento delle terapie, la mortalità per infarto è scesa negli anni novanta del 50 per cento rispetto agli anni cinquanta. Si è, in questo modo, salvata la metà dei pazienti che, negli anni cinquanta, sarebbe invece deceduta.


Quali sono i fattori di rischio per l’infarto in Italia?


Per fattore di rischio si intende ogni elemento che favorisce lo svilupparsi della malattia. Se leggendo, riconosci alcuni fattori di rischio significa che hai una probabilità in più di altri di scoprire una patologia cardiaca. Ciò però, non è sufficiente nè certo, infatti ci si può ammalare anche senza aver prima individuato fattori di rischio. Quindi non sentirti fuori pericolo, tieniti controllato! Esistono fattori modificabili e non modificabili.
 

Quali sono i fattori che non si possono modificare?


Non possono essere modificati elementi come:

  • storia familiare di malattia coronarica: sono maggiormente a rischio coloro che hanno in famiglia genitori o parenti stretti (consanguinei) con problemi coronarici;
  • età: l'età più pericolosa è tra i 40 e i 70 anni, per gli uomini. L'organismo in generale inizia a logorarsi, così come le coronarie che diventano meno elastiche e favoriscono la formazione di placche aterosclerotiche;
  • sesso: le donne fino alla menopausa sono più protette degli uomini, perché gli ormoni femminili prodotti dalle ovaie svolgono un’azione protettiva sulle arterie.
 

Quali sono, invece, i fattori che si possono modificare?

 

I fattori che il soggetto può modificare sono: 

 
  • alimentazione, fumo e colesterolemia (colesterolo alto);
  • ipertensione (pressione alta);
  • vita sedentaria (assenza di attività fisica);
  • diabete
  • stress
  • obesità
  • consumo eccessivo di alcolici.
 

Come agire sull’alimentazione?

 

Modificare la tua dieta: non significa rinunciare a tutto e ti permetterà di sentirti meglio.

Riducendo pressione arteriosa, colesterolo e chili di troppo fa in modo che diminuisca quindi la probabilità di avere un altro attacco cardiaco.
 

Si può bere il vino?


Un uso moderato (1 bicchiere a pasto) non danneggia le tue arterie, anzi può proteggerle. Ricorda, però: un consumo eccessivo favorisce un aumento di peso (dato dalle calorie contenute nell'alcol) e aumenta l'ipertensione (entrambi, come sai, fattori di rischio per la malattia coronaria.

 

Come agiscono i fattori di rischio?

 

Numerosi fattori, da soli o insieme, possono cooperare, sommarsi, sovrapporsi e, in modo ancora sconosciuto:

  • danneggiare le coronarie;
  • portare alla deposizione di sostanze all'interno dell'arteria con il restringimento del diametro coronarico;
  • irritare, tanto da stimolare una contrazione improvvisa della parete.
 

Fattori di rischio per l’infarto e stili di vita scorretti 

 

Vi sono fattori di rischio conseguenti anche a stili di vita ben radicati nella nostra società, ma che possono essere quasi sempre corretti:

  • un'alimentazione sbagliata, ipercalorica e/o troppo ricca di grassi, può portare a un eccesso di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Colesterolo e trigliceridi viaggiano nel sangue inglobati in grosse molecole dette lipoproteine (HDL, LDL, VLDL sono le principali). Queste possono, se sono troppe o in condizioni particolari, depositarsi sulle pareti arteriose anche a livello coronarico, restringendo il diametro. Ci sono, tuttavia, anche persone con dislipidemie di origine familiare, che hanno questo problema su base genetica. Anche in questi casi, una corretta alimentazione ed - eventualmente - una terapia farmacologica riequilibrano il quadro;
  • la vita sedentaria influisce in più modi: per esempio favorisce l'accumulo dei grassi alterandone il metabolismo, non allena il muscolo cardiaco al lavoro fisiologico dato dallo stimolo dell'attività sportiva, aiuta l'accumulo di liquidi nelle gambe e quindi un'alterazione della dinamica dei liquidi corporei. Lo sport praticato con uno sforzo leggero ma costante, per 30-45 minuti, tre volte a settimana, stimola il muscolo cardiaco a pompare in modo fisiologico e naturale in quantità maggiore, più velocemente, con più efficacia. In questo modo,si  allena il cuore ad una riserva di lavoro in caso di necessità. La pratica dello sport aiuta inoltre a bruciare i grassi in modo naturale, favorisce lo svuotamento delle vene delle gambe e una regolazione del metabolismo di vari organi;
  • l'ipertensione arteriosa fa lavorare il cuore contro una forza più grande di quella fisiologica. In questo caso il cuore è sottoposto ad uno stimolo di lavoro maggiore, che porta a una serie di conseguenze: nell'immediato ad un aumento della forza richiesta - e quindi a una modalità di lavoro non adeguata - per cui il cuore può essere sovraccaricato. A lungo andare, essendo un muscolo, il miocardio si ipertrofizza. In altre parole, la parete miocardica si ispessisce portando ad uno squilibrio fra le cellule da nutrire e le coronarie che portano il nutrimento, in questo modo facilmente si verifica un deficit di ossigeno cellulare;
  • il fumo porta all'assorbimento di molte sostanze nocive che, attraverso il sangue, provocano alterazioni delle pareti vascolari, dell'assetto di alcune sostanze ematiche (per esempio i lipidi) e di alcuni ormoni (per esempio l'adrenalina);
  •  Il diabete, causando un eccesso di glucosio nel sangue, rovina/danneggia le arterie, quindi anche le coronarie, facilitando la formazione di aterosclerosi coronaria.
  • l'obesità (cioè l'eccesso del 10 per cento o più del peso corporeo rispetto al peso ideale, dovuto all'accumulo di tessuto adiposo) porta all'aumento dei grassi nel sangue, ad una maggiore difficoltà nel praticare sport e facilita l'insorgenza del diabete;
  • lo stress cronico può essere a sua volta la somma di altri fattori di rischio: una persona stressata tende a mangiare di più e in modo meno salutare, a fumare, bere più caffè. Inoltre, per la presenza elevata di alcuni ormoni (adrenalina, cortisolo), può avere pressione arteriosa elevata ed ipercolesterolemia. Particolarmente esposte a questo rischio sono le personalità facilmente reattive e ansiose, che gli psicologi definiscono "di tipo A". Bisogna tuttavia distinguere lo stress cronico dallo stress "acuto", quello stimolato per esempio da emozioni o allenamenti sportivi, che invece può essere uno stimolo positivo per il muscolo cardiaco;
  • l'eccessivo consumo di sale con la dieta può stimolare l'aumento della pressione arteriosa e quindi in via riflessa aumentare il rischio di infarto;
  • l'assunzione di eccessivo caffè (più di 3-5 caffè al giorno) può portare all'aumento di rischio di infarto attraverso vari meccanismi, per esempio aumentando i livelli di pressione arteriosa.
 

Quanto fa male il fumo al cuore?

 

Il dottore al quale ne parlai mi disse di iniziare il mio lavoro con un'analisi storica della mia propensione al fumo: - Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero -. Credo che del fumo posso scrivere qui al mio tavolo senza andar a sognare su quella poltrona. Non so come cominciare e invoco l'assistenza delle sigarette tutte tanto somiglianti a quella che ho in mano."

Con queste parole il protagonista del romanzo “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo si appresta a seguire il consiglio del medico: smettere di fumare. Lo fa a modo suo, dal momento che inizia a scrivere accendendosi una sigaretta e per tutta la durata del suo proposito colleziona una serie innumerevole di impegni scritti ovunque, corredati dalla data e dalla dicitura diventata celebre: "U.S.: ultima sigaretta".
Come il noto fumatore descritto da Svevo, anche la maggior parte dei tabagisti vorrebbe smettere, con enorme fatica però. Perfino coloro che hanno avuto gravi problemi di salute correlati al fumo, come l'asportazione chirurgica della laringe o l'infarto, cercano di ricominciare.

Eppure, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il fumo provoca ogni anno 4 milioni di morti nel mondo, 90.000 solo in Italia. Per questa ragione viene considerato la prima causa prevenibile di malattie e decessi.


Le cifre del fumo


Sono oltre un miliardo i fumatori nel mondo, circa un terzo della popolazione al di sopra dei 15 anni, secondo l'OMS; la maggior parte di queste persone abita nei Paesi del sud del mondo.

In Italia i tabagisti sono una quota consistente. Come risulta dai dati dell'Istituto Nazionale di Statistica, infatti, nel 1997 una persona su 4 oltre i 15 anni ha dichiarato di avere l'abitudine di fumare. Il consumo di tabacco è risultato più elevato nelle regioni nord-occidentali (27 %); gli uomini fumano più delle donne ( 34 % contro 17 %). Per entrambi i sessi questa abitudine aumenta nell'età adulta, con un massimo nella classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni.

Per gli uomini il consumo di tabacco è maggiore tra coloro che hanno un titolo di studio più basso. Nelle donne, invece, questa tendenza è opposta. L'uso quotidiano di sigarette è generalmente alto: il 45 % dei fumatori si accende fino a 10 sigarette al giorno, il 45,6 % da 11 a 20 e il 9 % ne fuma più di 20. Il 14 %, inoltre, accende una sigaretta entro 5 minuti dalla sveglia mattutina ed oltre la metà dei fumatori entro la prima mezz'ora.
La maggior parte dei fumatori (88 %) ha iniziato entro i 18 anni. Tra le cause più diffuse che concorrono a far accendere la prima sigaretta: genitori, fratelli e fidanzati fumatori, risultati scolastici scarsi e pressione degli amici. La maggior parte dei ragazzi iniziano a fumare per essere uguali al gruppo dei coetanei o per essere considerati adulti.
 

Infarto e familiarità


Un fattore di rischio che non può essere corretto, ma che ha grande importanza, è la familiarità. In primo luogo esiste a livello del patrimonio genetico qualcosa che viene trasmesso da un genitore al figlio, verosimilmente a livello cromosomico (DNA), ma quale sia questo carattere non è ancora noto. Inoltre, l'ambiente familiare può contribuire favorendo l'adozione di stili di vita e comportamenti poco salutari (alimentazione, fumo, sedentarietà).

Una nota interessante è che la donna in età fertile viene colpita da infarto molto più raramente dell'uomo della stessa età. Infatti, in una certa misura, è protetta da estrogeni e progestinici che hanno varie azioni su coronarie, livelli dei grassi nel sangue ecc. Con la menopausa, il rischio di infarto sale in misura uguale all'uomo.

 

Come si calcola il fattore di rischio cardiovascolare?

 

La carta del rischio cardiovascolare

 

La carta del rischio cardiovascolare è uno strumento utile a valutare, in maniera semplice ed obiettiva, la probabilità di andare incontro ad un primo evento cardiovascolare maggiore conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, età, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia.
Il rischio cardiovascolare è espresso in categorie di rischio MCV (da I a VI). Ogni categoria indica quante persone su 100, con le stesse caratteristiche, potrebbero andare incontro ad un primo evento cardiovascolare nei successivi 10 anni. La carta, ad uso del medico, rende più accurata la valutazione del rischio, offre opzioni multiple per intraprendere azioni di prevenzione sugli assistiti e garantisce l'obiettività nel tempo.
La carta del rischio è utilizzabile su donne e uomini, di età compresa fra 40 e 69 anni, che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari; per un corretto uso, i fattori di rischio devono essere misurati con metodologia standardizzata.

 

Il Progetto Cuore


Accanto alla carta del rischio è disponibile sul sito web del Progetto Cuore un programma per il calcolo individuale del rischio cardiovascolare che considera, oltre ai fattori sopra indicati, il livello della HDL-colesterolemia e l'uso di terapia anti-ipertensiva, indicatore di ipertensione arteriosa di vecchia data.
Il sito dell'Istituto Superiore di Sanità - Progetto Cuore permette di consultare le carte del rischio cardiovascolare, di valutare il rischio individuale e mette a disposizione i dati relativi alla distribuzione dei fattori di rischio ed alla frequenza delle malattie cardiovascolari negli uomini e nelle donne di età media.


 

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