Pubblicato su 'La Stampa - Tutto Scienze Tecnologia" MERCOLEDÌ 11 APRILE 2007
Chi è più a rischio di ammalarsi di cuore?
È persistita a lungo la convinzione che le malattie di cuore fossero un problema eminentemente maschile. È stato un grave errore.
La conseguenza è che le maggiori ricerche cliniche e sperimentali per la comprensione dei meccanismi fisiopatologici delle malattie cardiovascolari sono state condotte quasi esclusivamente sugli uomini, con risultati non totalmente trasferibili alle donne. Di recente, però, è cresciuta la consapevolezza che la realtà è diversa e che anche le femmine pagano un tributo pesante. Secondo i dati più recenti, i problemi di cuore sono la principale causa di morte tra le donne in tutti i Paesi ad elevato sviluppo socioeconomico. Più della metà delle donne in Europa muore per una malattia cardiovascolare.
Così cresce anche tra i ricercatori la consapevolezza che le problematiche legate alla salute delle donne richiedono un’attenzione più specifica, con studi che tengano conto delle diversità biologiche e psicologiche tra uomini e donne. La svolta arriva dagli Usa, dove si è stabilita una nuova norma: nei prossimi studi clinici sul cuore le donne dovranno essere rappresentate con una quota non inferiore al 25%.
Quali sono le differenza cardiovascolari tra donne e uomini adolescenti?
Si sa che le donne da adolescenti e da giovani adulte sono relativamente protette dagli «eventi cardiovascolari» grazie al maggiore livello di estrogeni nell’organismo: sono ormoni prodotti dalle ovaie e capaci di preservare la struttura e la funzione dei vasi e di mantenere anche un assetto lipidico favorevole.
Le donne, infatti, durante l’età fertile hanno un rischio quattro volte inferiore di morire di infarto rispetto ai coetanei maschi. La situazione comincia a cambiare dopo la menopausa, intorno ai 50 anni, quando manca l’ombrello protettivo degli estrogeni. Per i primi anni, fino ai 55, circa, il rapporto uomo-donna per mortalità cardiaca è ancora favorevole a quest’ultima. Poi il rapporto si riduce, fino a invertirsi nell’età più avanzata.
Perché la cardiopatia ischemica colpisce maggiormente le donne?
Si è scoperto che la cardiopatia ischemica colpisce le donne più avanti negli anni rispetto agli uomini, ma - più spesso - la sua gravità è maggiore per
- decorso;
- complicanze;
- prognosi.
I motivi sono molteplici. In primo luogo, lo sviluppo dell’aterosclerosi, che interessa le coronarie e le altre arterie, è differente nei due sessi. Negli uomini è caratterizzato da un processo lento, che consente un «precondizionamento», cioè un adattamento del cuore e degli altri organi agli insulti ischemici.
Nelle donne, invece, il fenomeno - che inizia dopo la menopausa - è più rapido. Per questo, un eventuale infarto assume un quadro più drammatico. Si potrebbe dire che l’uomo ha una «carriera» di cardiopatico che inizia molto prima, mentre le donne, che si presentano impreparate, soccombono più facilmente.
C’è anche un’altra situazione meno favorevole per le donne: vista l’età più avanzata in cui si manifestano i fenomeni ischemici, è più probabile che presentino il fenomeno della «co-morbilità», vale a dire altre patologie (come diabete mellito o ipertensione) che rendono la situazione più complicata.
Come si manifesta questa cardiopatia nelle donne?
La sintomatologia ischemica delle donne, inoltre, è diversa da quella degli uomini. In genere è più sfumata e, quindi, di interpretazione più difficile e questo provoca ritardi nei ricoveri e il minore ricorso a terapie immediate. Si deve aggiungere il fatto che, spesso, le analisi usate per le cardiopatie sono nelle donne poco significative. Succede che presentino alla coronarografia un’elevata percentuale di coronarie indenni, nonostante il dolore e le modificazioni dell’elettrocardiogramma.
Difficoltà di diagnosi
Questo fa presumere che, spesso, la diagnosi clinica risulta errata. In una ricerca di Sharonne Donne della Mayo Clinic solo il 35% delle donne e il 68% dei medici aveva associato correttamente i sintomi riferiti a un problema cardiaco.
Le coronarie femminili, inoltre, sono di dimensioni ridotte, così come i vasi utilizzati per il by-pass aortocoronarico.
È chiaro, quindi, che l'approccio diagnostico-terapeutico dev’essere peculiare rispetto al maschio. Ne prende atto l’American Heart Association, rivedendo le linee guida per la prevenzione cardiovascolare della popolazione femminile.
Bibliografia
- Modena, Maria Grazia, et al. "La diagnosi di cardiopatia ischemica nella donna." ITALIAN HEART JOURNAL. SUPPLEMENT 1.4 (2000): 481-487.
- Redazione, La, et al. "La TC Coronarica: un nuovo metodo di diagnosi della cardiopatia ischemica."
- Scarpulla, M. "Cardiopatia ischemica e riabilitazione nella donna." Cardiologia Ambulatoriale 2 (2008): 98-102.