La Cannabis è terapeutica?

Da sempre nel nostro Paese risulta alquanto complicato trattare di un argomento delicato come la "Cannabis terapeutica". Per svariati motivi e per un retaggio forse ormai antiquato, la differenziazione tra utilizzo clinico e voluttuario è ancora lontana per i non addetti ai lavori.

L'idea comune, oltretutto non completamente veritiera, che i composti a base di Cannabis ad uso terapeutico siano a base naturale, rischia di spostare la convinzione che tali medicamenti abbiano caratteristiche nettamente differenti dalle classiche terapie farmacologiche sintetizzate in laboratorio. Fortunatamente molti pazienti che assumono tali composti ad uso clinico sono in grado di riportare il tangibile effetto benefico, al fine di legalizzare il composto per scopi esclusivamente terapeutici. 

Illustrazione 1 - Medicina del Dolore

 

Che differenza c’è tra THC e CBD?

Le molecole che tradizionalmente entrano in gioco dal punto di vista terapeutico e clinico, fanno parte della grande famiglia dei cannabinoidi. Tra gli svariati componenti presenti in questo vasto gruppo, i due che giocano un ruolo fondamentale sono il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo); entrambi sono i più importanti ed anche i più studiati in letteratura scientifica.

Le categorie farmaceutiche presenti sul mercato provengono dall'estero, in misura preponderante (come Bedrocan e Bediol dall'Olanda, Pedanios dal Canada) e in misura minore dall'Italia (FM2).
 

Qual è la Cannabis terapeutica?

I diversi farmaci si differenizano tra loro pressochè unicamente per la quantità in percnetuale di THC e CBD. Sono proprio tali percentuali (in particolare di THC) che determinano le indicazioni più o meno differenti in base alla tipologia di patologia da andare a trattare e soprattutto in base alla caratteristica dei sintomi verso cui è indirizzato il trattamento.
 

La Cannabis è legale in Italia? 

Secondo la Legislatura del nostro Paese, la Cannabis terapeutica viene posta come indicazione clinica come step successivo, ovvero dopo la mancata risposta a terapie farmacologiche di tipo più convenzionale, ed è legale a scopi terapeutici dal 2013. In particolare le indicazioni dettate dal Ministero della Salute citano le seguenti voci:

  • mancanza di effetti desiderati dati dalle terapie convenzionali;
  • effetti secondari non tollerabili delle terapie convenzionali:
  • necessità di aumenti posologici delle terapie convenzionali che cagionerebbero lo sviluppo di effetti collaterali;

Posso utilizzare la Cannabis a scopo terapeutico?

La Cannabis terapeutica può essere prescritta da qualsiasi medico iscritto regolarmente all'Albo su ricetta bianca non ripetibile, mentre è solo lo specialista che può predisporre il cosidetto "piano terapeutico" con durata di massimo sei mesi. 
 

Principali indicazioni cliniche: quando assumere Cannabis terapeutica?

Una delle principali indicazioni che si prestano all'impiego del farmaco è la Fibromialgia, o Sindrome Fibromialgica, solitamente di competenza reumatologica, che vede coinvolto attivamente il Terapista del Dolore, ogni qualvolta il dolore è preponderante sul resto del quadro sintomatologico, determinando una netta riduzione della qualità di vita.

Si è inoltre visto da diversi studi come la Cannabis svolga un effetto benefico anche sugli altri sintomi, afferenti alla sfera neurocognitiva. Manca però uno sviluppo a lungo termine di questi studi in letteratura, che possa permettere un'analisi più precisa dell'efficacia del farmaco nel lungo tempo. 

La Cannabis terapeutica ha effetti collaterali?

Sicuramente un dato evidente, è come gli effetti collaterali della Cannabis terapeutica siano nettamente inferiori rispetto a quelli di altre categorie farmacologiche impiegate nella gestione del dolore cronico severo (in primis gli oppiacei).

I pazienti inoltre, almeno da un punto di vista soggettivo, sembra presentino una compliance nettamente superiore con la Cannabis rispetto ai comuni analgesici forti. Un dato che va assolutamente sottolineato è la percezione soggettiva che ha il paziente nell'assumere il farmaco, il che rende nettamente più tollerata la somministrazione di Cannabis rispetto ad esempio agli oppiacei. 

Esistono casi di effetto placebo?

Non in ultimo, l'effetto placebo riportato dalla Cannabis è sicuramente maggiore rispetto allo stesso di altre categorie farmaceutiche. Parallelamente a quest'ultimo, è presente però anche un notevole aspetto nocebo, ovvero l'esacerbazione della sintomatologia dovuta all'aspetto culturale al retaggio che segue il farmaco. 
 

Lo specialista può prescrivere Cannabis?

Nella nostra realtà l'impiego della Cannabis terapeutica non può rappresentare il primo approccio clinico al sintomo "dolore", in particolare nella Sindrome Fibromialgica. Ciò è dovuto sia ai motivi legislativi e culturali già menzionati, ma anche al fatto che l'approccio alla malattia deve essere in primis di tipo multidisciplinare e percorrere fasi successive che coinvolgono primariamente il paziente e poi il medico.

Una prima visita di Terapia del Dolore è sicuramente fondamentale per raccogliere tutte quelle informazioni necessarie per la valutazione del singolo caso e poter quindi discernere sul percorso migliore da adottare.

Successivamente l'eventuale scelta del percorso con il cannabinoide, deve essere sempre condiviso con il paziente, mantenendo uno stretto contatto con lo specialista che lo ha proposto; contatto atto anche a garantire quelle scelte e atteggiamenti terapeutici che possono rendersi necessari con il passare del tempo o con il progredire o meno della patologia di base.
 

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