Quale dirigente dell'Ospedale dermatologico San Lazzaro di Torino, mi sono occupato di un reparto e ambulatorio di dermatologia vasculodipendente dalla fine degli anni ‘70. Attualmente continuo ad occuparmi di ulcere vasculodipendenti degli arti inferiori.
Le ulcere più frequenti sono postromboflebitiche che, come si sa, recidivano con frequenza in quei pazienti che non attuano prevenzione né terapia adeguata. Sono ulcere talora di difficile risoluzione per la concomitanza di malattie metaboliche complesse quali il diabete, che a sua volta comporta gravi problemi di microcircolo, arteriopatie, talora si tratta di ulcere “miste”, polinevriti, cardiopatie, ipertensione, anemia, traumi, arteroliti, etc.
Le ulcere venose croniche (UVC) rappresentano un grave problema medico della nostra società. Si calcola che in italia le UVC siano circa 500.000 e i casi di nuove ulcere siano 100.000 all'anno. Sono in aumento perché aumenta la popolazione anziana. Le UVC sono quindi molto frequenti, richiedono una gran quantità di risorse, hanno un forte impatto sulla qualità della vita del paziente, ma è stata sempre considerata patologia a bassa priorità a causa della cronicità. L'ulcera delle gambe mette a dura prova il medico dermatologo, l'angiologo, il chirurgo vascolare...e spesso i farmaci sono poco efficaci.
L'ambiente ospedaliero può essere utile perchè il paziente è a riposo e le varici si attenuano grazie a bendaggi elasto-compressivi, ma i ricoveri attualmente comportano degenza troppo lunga, non in linea con le vedute attuali della sanità pubblica che è di favorire degenze brevi.
In ambiente ospedaliero d'altra parte è assai temibile la presenza di batteri, in particolare ceppi di staphilococcus aureus, gram negativi quale lo pseudomonas aeruginosa, ed anaerobi che vivono senza necessità di ossigeno. Disinfettanti ed antibiotici vengono usati con molta frequenza. occorre però tenere conto che alcuni disinfettanti usati concentrati possono rivelarsi citotossici e gli antibiotici topici possono a distanza di tempo, provocare sensibilizzazioni, allergie e quindi peggiorare le ulcere creando eczemi perilesionali e diffusi.
Se il fondo delle ulcere appare necrotico, la prima cosa da attuare è l'eliminazione chirurgica del tessuto necrotico stesso in anestesia. Se la necrosi e la fibrina non sono troppo spesse si può ricorrere a enzimi necrolitici, proteolitici quale collagenasi, catalasi, fibrinolisina, desossiribonucleasi etc. anche la “macerazione” con placche di idrocolloidi può servire allo scopo di eliminare la necrosi che si emargina fluidificandosi lentamente. Il secondo atto, quando la necrosi è regredita, consiste nel creare un fondo “ pulito “ dell'ulcera applicando medicazione “occlusiva”. È estremamente importante mantenere umido il fondo dell'ulcera. Occorre utilizzare farmaci topici non troppo complessi e per breve tempo; è necessaria detersione semplice con soluzione fisiologica. Sono inoltre indispensabili, per le ulcere su base venosa, i bendaggi elasto compressivi, non le calze elastiche che trascinerebbero via la medicazione.
Già nel 1300 i monaci dell'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso (presso Torino) curavano le piaghe di herpes zoster e le ulcere con grasso animale.
La casa farmaceutica Braun ha poi riproposto tale terapia in tempi recenti. D'altra parte si utilizzano attualmente garze vaselinate semplici o impregnate di sale sodico di acido ialuronico e sulfadiazina argentica. Negli anni ‘70 la casa farmaceutica Squibb Convatec creava una medicazione occlusiva con uno strato interno di idrocolloidi contenuti in una matrice di polimeri adesivi, a contatto con la ferita, uno esterno di schiuma in poliuretano (barriera microbica). In questo modo si crea una camera umida traspirante, al di sopra dell'ulcera, che favorisce la cicatrizzazione attraverso lo sbrigliamento autolitico, facilitando la migrazioni delle cellule epiteliali per la presenza di cariche elettriche. Inoltre l'essudato dell'ulcera contiene fattori di crescita e citochine, l'occlusivo favorisce l'ipossia locale e quindi l'angiogenesi, il ph acido inibisce lo pseudomonas. questa terapia è ben tollerata dal paziente e scevra da sensibilizzazioni.
Tali medicazioni, in determinate condizioni, possono essere tenute applicate più giorni. Infine l'occlusivo rappresenta una barriera per i microbi. Gli idrocolloidi molto spesso attenuano il dolore provocato dall'ulcera.
In seguito nascevano gli alginati che hanno proprietà assorbenti, da tenere applicati anch'essi in occlusivo. Per ulcere più profonde si possono utilizzare medicazioni occlusive composte di carbone attivo puro impregnato d'argento, utile quando c'è abbondante secrezione, può essere tenuta applicata anch' essa per qualche giorno.
Quando si usano spray di sale sodico di acido ialuronico con argento colloidale, occorre utilizzare, per avere l'ambiente umido, un foglio di polietilene; a titolo di esempio, suprasorb f lohmann.
Medicazioni assorbenti in tavolette di esteri di acido ialuronico o in granuli della casa farmaceutica Fidia e il collagene equino, in tavolette o spray abiogen, hanno ottime possibilità rigenerative e riparative, ma occorre applicare quando l'ulcera è “pulita”, senza necrosi.
Da tempo ormai , e la Fidia è stata tra le prime, alcuni laboratori hanno messo a punto una terapia con impianto di innesto di derma e cheratinociti autologhi, che danno la certezza di attecchimento, ottenuti da biopsia di cute sana prelevata dallo stesso paziente, di circa mezzo centimetro e coltivata in vitro. La cute biopsiata si può coltivare ed estendere a dismisura creando una banca di derma e cheratiniociti usufruibili in qualsiasi momento.
Ma questo è già futuro.
Dermatologia Vasculodipendente e Principi di Terapia delle Ulcere

A cura del Dr. Renato Colombo
Dermatologo Medico Chirurgo, specialista in Dermatologia e VenereologiaL'informazione presente nel sito deve servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In caso di disturbi e/o malattie rivolgiti al tuo medico di base o ad uno specialista.
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