La diagnostica radiologica in ambito senologico (ovvero la mammografia) ha avuto notevoli progressi nel corso degli anni; apparecchiature sempre più sofisticate - ma maggiormente l'impiego prorompente della digitalizzazione - hanno man mano consentito l'incremento della accuratezza diagnostica associando anche una costante riduzione della dose alla paziente. 

Negli ultimi anni però (ed è qui il tema della nota!) hanno fatto il loro esordio a livello mondiale una nuova e totalmente diversa categoria di apparecchi mammografici cosiddetti: mammografi di Tomosintesi.

Il mammografo di Tomosintesi, contrariamente agli altri apparecchi compie dei movimenti di traslazione durante la fase di acquisizione dell'esame con la paziente posizionata; movimenti che in sintesi si traducono con una tomografia della ghiandola mammaria.

Tomografia quindi che documenta l'interno stesso della ghiandola fornendo un insieme di immagini che analizzano sezioni della mammella senza immagini di sovrapposizione che si trovano appunto su piani diversi.

Non più quindi come prima una serie di 4, 6 o poco più immagini ma bensì una lunga sequenza di immagini; sequenza di immagini che è tanto maggiore quanto più sottile è stato desiderato impostare lo studio.

Non solo, da questi piani tomografici l'apparecchio permette di ottenere anche successive ricostruzioni mammografiche al fini di ricreare quella che si definisce "mammografia sintetica"; tale è l'immagine mammografica "classica " che consente la visione di insieme della mammella anche (ma non solo) al fine di un confronto con indagini mammografiche "tradizionali".

A fronte di ciò esiste un modesto incremento della dose erogata alla ghiandola stessa ma con risultati diagnostici di tutto rilievo.

Il mammografo di Tomosintesi consente di analizzare e caratterizzare molto meglio immagini di distorsione dell'architettura ghiandolare che rappresentano un forte sospetto per la comparsa di un carcinoma e di evidenziare meglio micronodularità sospette.

La tecnica di Tomosintesi consente quindi di aumentare sia la sensibilità diagnostica che la specificità diagnostica, vale a dire il riconoscimento e la caratterizzazione di lesioni sospette o presunte tali.

La maggior accuratezza diagnostica della mammografia di Tomosintesi consente inoltre di limitare il ricorso ad indagini supplementari, quali l'ecografia, nel caso in cui l'esame in Tomosintesi fosse dirimente verso un quadro di normalità.

Il tutto ovviamente non può prescindere dalla professionalità e competenza del medico radiologo; medico radiologo che - come affermano le linee guida scientifiche - è meglio sia dedicato in primis alla diagnostica mammaria con volumi di attività adeguati ai fini di un "confidenza" senologica notevole.

A tal fine - per meglio delineare le competenze professionali dei medici che si occupano di mammella - va evidenziato che nei paesi evoluti (e quindi anche in Italia ) non esiste la specializzazione post laurea in Senologia; ma bensì ogni medico di specialità diversa è Senologo nell'ambito della propria disciplina.

Per esempio il senologo deputato alla diagnosi è il Medico Radiologo, il Chirurgo e il senologo in tema di chirurgia della mammella, l'Oncologo lo è nell'ambito dei trattamenti oncologici pre o post intervento.....etc etc.

Vanno però messi in evidenza altri aspetti che entrano in gioco nell'acquisto di un apparecchio di tali caratteristiche: il maggior costo nell'acquisto, l'aumento dei costi di gestione ai fini della dovuta archiviazione digitale di ogni singolo esame essendo costituito da un numero notevolmente maggiore di immagini.

Va tenuto in considerazione un incremento seppur limitato (10 - 20 % circa) del tempo tecnico di esecuzione dell'esame ma soprattutto un sostanziale incremento del "tempo medico"; laddove si intende il tempo che il medico radiologo senologo impiegherà per la visione, l'analisi e quindi la refertazione di un mole di immagini ben maggiore rispetto a prima.

Pressoché tutti gli studi scientifici propendono perché la mammografia di Tomosintesi, laddove disponibile, venga utilizzata routinariamente anche in donne asintomatiche.

Ovviamente la scelta verso un mammografo di Tomosintesi non può prescindere dal volume di attività diagnostica ipotizzata (numero di pazienti); per cui solo l'analisi dei costi può rendere giustizia all'esborso economico necessario.

Studi multicentrici internazionali e nazionali (Verona e Trento) espletati su un elevato numero di pazienti hanno consentito di affermare che - laddove disponibile - la Tomosintesi deve essere eseguita di routine in ogni paziente sia essa sintomatica che asintomatica.

In sintesi, la moderna diagnostica mammografica di alto livello non può prescindere da questo tipo di apparecchiatura anche se in un primo tempo presuppone cambiamenti organizzativi e costi gestionali maggiori.

Il mammografo di Tomosintesi deve essere quindi l'acquisizione di prima scelta in centri di adeguata specializzazione; passata ormai la prima fase "sperimentale" si può a ragione affermare che questo è il presente della diagnostica mammografica.....il futuro solo per chi intenda sostituire l'apparecchio in uso!