L’importanza del movimento
Il bambino che cresce in una generazione tecnologicamente evoluta, poco attiva, eredita anche lo stile di vita e dovrà recuperare la percezione corporea. La muscolatura più superficiale protegge il nostro sistema biologico, ma, senza un controllo profondo in grado di dare stabilità al sistema osteo articolare, il movimento rischia di usurare l’articolazione: i muscoli più profondi sono poco potenti ma ci permettono di funzionare in equilibrio, ottimizzando la funzione articolare.
Occorre non trasgredire le leggi universali della vita: il movimento è vita, dove non c’è movimento c’è stasi (cioè concetto vicino alla morte); il movimento serve per la circolazione, attivando la pompa del flusso che apporta ossigeno alla cellula, agevola il drenaggio e la disintossicazione dei tessuti garantisce la condizione di “eubiosi“, imparando a vivere la propria motricità con consapevolezza.
Il limite biologico (la linea di demarcazione tra il saper provvedere al riequilibrio del sistema e l’incapacità di ripristinarlo peggiorando in modo irreversibile) è molto sottile e dipende da fattori genetici, fenotipi dell’ambiente, stili di vita, emozioni, ansia e dispiaceri.
Occorre la capacità di mantenere la condizione di riequilibrio sia emotiva sia fisica. Conoscersi meglio, ascoltarsi, intraprendere scelte in grado di avvantaggiare la propria biologia attraverso il movimento consapevole. Si riduce così la mortalità totale, morbilità per malattie cardiovascolari, respiratorie, obesità, sindrome metabolica, diabete tipo II, cancro del colon, osteoporosi, depressione degli anziani. Un’alimentazione corretta rallenta i processi di invecchiamento e previene le patologie precedentemente descritte: obesità, diabete, osteoporosi,malattie cardiache e respiratorie, neoplasie.
Perchè gli anziani sono a rischio malnutrizione?
Gli anziani sono a rischio di malnutrizione a causa di vari fattori:
- solitudine;
- basso reddito;
- invalidità;
- malattie croniche;
- depressione;
- uso di farmaci;
- scarsa educazione alimentare come carenze da errori alimentari, da mancanza di varietà di cibi, da difetto di masticazione (mancanza di denti, dentiere inadatte), da eccesso di fibre (per apporto di prodotti a base di crusca o analoghi per correggere la stitichezza), riduzione del senso di odorato e di gusto con perdita di interesse per il cibo, alterata regolazione dell’appetito con sazietà precoce, ridotto senso della sete con tendenza alla disidratazione.
L’alimentazione non è diversa dall’adulto, ma bilanciata.
Il numero dei pazienti con Alzheimer raddoppia ogni 20 anni: i concetti di strategia terapeutica sono focalizzati su vari stadi a partire dai primi segni cognitivi (memoria); in Italia il numero di pazienti oggi è un milione, nel mondo oltre 36 milioni.
La parabola della vita cerebrale
Il cervello ha la proprietà di cambiare funzione e struttura in risposta a un largo spettro di stimoli ambientali (ambiente arricchito: natura, rapporti sociali, cultura, ecc.) con importanti proprietà di plasticità cerebrali cambiando il file mentale, lo schema motorio cerebrale con le caratteristiche collaterali. L’ambiente dell’anziano è con stimoli ridotti per la riduzione degli impegni lavorativi, delle condizioni sociali, dell’indebolimento delle capacità recettoriali come la sordità.
L’unica possibilità di terapia medica è la prevenzione, cioè intervenire nelle prime fasi della malattia ("lieve danno cognitivo”) con l’intento di procrastinare gli stati più gravi della malattia. Il centro più organizzato a livello internazionale è a Pisa, dove i soggetti selezionati, in ambiente accogliente e attrezzato, sono trattati dapprima con esercizio fisico leggero, poi con un allenamento cognitivo, con attività di musicoterapia, il canto, l’uso di strumenti,ecc per un periodo di 7 mesi.
La strategia sperimentale consiste nel riportare i soggetti in un ambiente ricco di stimoli con un aumento dell’attività dei centri nervosi che innescano catene molecolari che rappresentano una vera terapia farmacologica endogena.
Che ruolo ha lo stress?
Lo stress è una risposta programmata a eventi (stressors) potenzialmente lesivi per l’integrità fisica e psichica dell’organismo. Questo causa rapide modificazioni dell’attività psico-comportamentale finalizzata a contrastare il pericolo incombente e/o il danno subito (principio di offesa/difesa).
Lo stress cronico è più grave dello stress acuto: mediatori della reazione di stress sono ipotalamici che producono il corticotropin releasing hormone (CRH) e quelli noradrenergici.
L’attivazione dei neuroni aumenta i livelli circolanti di ormoni glucocorticoidi e l’azione delle catecolamine rilasciate dai terminali simpato-adrenergici.
Effetti anche dopo l’esposizione a stressors: cardiovascolare, gastroenterici, immunitari. Protagonista guida (master) sono una molteplicità di attori con ruoli diversi, centrale, encefalica (ipotalamo, sistema limbico). Molecole chiave sono le due forme recettoriali per il CRH (o CRF) prodotte da geni posizionati su cromosomi diversi. Il loro ruolo è oggetto di attenzioni da parte di neurofarmacologi perché riconoscono con alta affinità non solo il CRH ma anche urocortina.
Un’ipotesi è che nel corso dell’evoluzione, i meccanismi di riconoscimento/reazione a stressors ambientali possono aver agito sull’apparato tegumentario e progressivamente internalizzati, coinvolgendo i fondamentali sistemi di comunicazioni e controllo energetico: psico neuro immuno endocrino (PNEI). Nella specie umana, si è giunti ai master-driver ipotalamici e limbici, che sono residui ancestrali periferici. In alcune circostanze, la generale reazione allo stress, può risultare benefica (eustress) in quanto aumenta l’efficienza psico-fisica e in modo inconscio allena l’organismo a superare difficoltà impreviste.
Bibliografia
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- Markotić V, Pokrajčić V, Babić M, Radančević D, Grle M, Miljko M, Kosović V, Jurić I, Karlović Vidaković M. The Positive Effects of Running on Mental Health. Psychiatr Danub. 2020 Sep;32(Suppl 2):233-235.