Cos’è l’artrosi?

L’artrosi (o osteoartrosi) è una patologia degenerativa delle articolazioni legata al progressivo deterioramento e usura delle cartilagini e alle modificazioni a carico delle strutture vicine, soprattutto dell’osso. E’ una patologia molto diffusa, probabilmente la più comune in assoluto dopo i 65 anni.

In Italia ne soffrono milioni di persone e il numero è destinato a crescere a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Inoltre, la sua origine può derivare anche dalla frequente stimolazione e sollecitazione meccanica delle articolazioni, colpendo così anche soggetti sportivi o molto attivi. Le localizzazioni più diffuse e frequenti dell’artrosi sono mani, anca, ginocchio e colonna vertebrale.

 Illustrazione 1 - Reumatologia

 

Cosa scatena questa patologia?

Nello sviluppo dell’artrosi si distinguono in genere due tipologie di fattori di rischio:

  • i fattori modificabili, legati allo stile di vita e, quindi, prevenibili. Tra questi figurano sovrappeso, l’obesità, i traumi ed alcune attività lavorative
  • i fattori non modificabili come, ad esempio, la predisposizione genetica, l’appartenenza al sesso femminile e l’età avanzata

Come si fa a capire se si ha l’artrosi?

I segni clinici fondamentali dell’artrosi sono:

  • il dolore,
  • la rigidità 
  • la progressiva limitazione funzionale, che può associarsi a deformazioni di varia entità. 

Quando compaiono i primi sintomi, è importante effettuare una visita reumatologica.

 

Come si diagnostica?

La diagnosi di osteoartrosi si basa sulla raccolta della storia clinica del paziente e sulla valutazione dei sintomi (anamnesi), accompagnata da un adeguato esame obiettivo. In seguito, vengono richiesti esami strumentali di tipo radiologico. L’immagine radiografica mostrerà i principali segni dell’artrosi: la presenza di osteofiti, ovvero le escrescenze di tessuto osseo localizzate sulla superficie ossea e la riduzione dello spazio articolare.

 

Quali sono le terapie per l'artrosi?

L’osteoartrosi è una malattia degenerativa con acutizzazioni dolorose. Pertanto, la terapia deve sia controllare il dolore, che rallentare il processo degenerativo articolare. Oggi sono disponibili nuove terapie in grado di contrastare i deficit cartilaginei, favorire i processi riparativi spontanei e controllare efficacemente il dolore.

In sede di visita vi sarà suggerito il percorso terapeutico migliore, a seconda del grado e della localizzazione della malattia, affiancato ad opportuni suggerimenti per migliorare lo “stile di vita” come perdere peso se necessario e fare dell’esercizio fisico aerobico leggero (nuoto, acquagym, bicicletta), che non comporti lo sforzo dell’articolazione dolente.

 

Come evitare o rallentare l’insorgenza della gonartrosi? 

Sicuramente dopo i quarant’anni i pazienti dovranno fare attenzione a tutti quegli sport che, se praticati spesso, rischiano di danneggiare le articolazioni. Parliamo, per esempio, di calcio e calcetto, rugby, corsa e tennis. Sport che, invece, contribuiscono a mantenere le articolazioni in buono stato sono il nuoto, la bicicletta, yoga e pilates, cyclette e tapis roulant e nordic walking. Inoltre, sono da evitare anche quei lavori e quelle posizioni che contribuiscono a lungo andare al logorio delle articolazioni.

Se bisogna fare attenzione agli sforzi, anche la sedentarietà non è una buona alleata delle nostre articolazioni, poiché può essere causa di irrigidimento degli arti e conseguente aumento del dolore al movimento. Un' importanza particolare va data all' alimentazione

Rischio nei soggetti obesi

Secondo studi recenti i soggetti obesi presentano un rischio doppio di sviluppare l’artrosi rispetto ai soggetti normopeso: il peso infatti ha una notevole influenza sulla salute delle ossa e delle articolazioni in quanto aumenta il carico articolare e accelera la degenerazione della cartilagine modificandone progressivamente composizione, struttura e proprietà. Lo studio ha calcolato che per ogni 5 kg di peso guadagnato c’è un aumento del 36% del rischio di sviluppare osteoartrosi.

 

Qual è l’approccio terapeutico?

Le linee guida propongono uno schema basato su diversi scenari terapeutici ch,e in presenza o meno di persistenza di sintomatologia, suggeriscono approcci progressivamente più incisivi partendo da trattamenti non farmacologici via via più importanti  (fisioterapia, terapia infiltrativa con acido ialuronico, ecc.). Si passa, in un secondo momento, a terapie farmacologiche più strutturate (condroprotettori, antinfiammatori, oppioidi deboli). In ultima istanza, si può arrivare a procedure chirurgiche, fino alla sostituzione protesica laddove necessario. L’approccio terapeutico prevede vari step.

Step 1

Trattamento non farmacologico:

  • attività fisica di tipo aerobico;
  • perdita di peso (se necessaria);
  • fisioterapia.

Trattamento farmacologico:

  • condroprotettori;

Step 2

Trattamento non farmacologico:

  • terapia infiltrativa con acido ialuronico.

Trattamento farmacologico:

  • antinfiammatori;
  • oppiodi.

Step 3

Terapia chirurgica:

  • artroplastica,
 

Le iniezioni di acido ialuronico

Le infiltrazioni di acido ialuronico sono efficacemente utilizzate nel trattamento conservativo dell’artrosi. L’iniezione intra-articolare di acido ialuronico è nota anche come viscosupplementazione, in relazione alle proprietà visco-elastiche di questa sostanza.

L’acido ialuronico è una molecola di polisaccaride, con elevato peso molecolare ed alta viscosità. Prodotto dalle cellule sinoviali è un componente importante del liquido articolare dove contribuisce a lubrificare l’articolazione e ad attutire gli stress meccanici (funzione lubrificante ed ammortizzante). Inoltre, protegge la cartilagine dalla infiammazione e dalla lisi.

Quali effetti si ottengono?

Nei pazienti affetti da artrosi si ottengono, dunque, tali effetti:

  • attenuazione del dolore, miglioramento della articolarità e prevenzione del degrado cartilagineo con miglioramento delle attività di vita quotidiana;
  • effetto antinfiammatorio, con riduzione del versamento;
  • ricostruzione dello strato superficiale della cartilagine;
  • aumento della densità delle cellule della cartilagine;
  • efficacia clinica per almeno 6 mesi – 1 anno dopo il ciclo di infiltrazioni;

Le opzioni conservative per il trattamento dell’osteoartrosi includono, ad oggi, l’uso di farmaci antinfiammatori, antidolorifici, steroidi, condroprotettori in aggiunta ad interventi di natura fisioterapica. In questo contesto le infiltrazioni di acido ialuronico possono essere validamente usate nel trattamento di patologie dolorose comuni legate a condizioni degenerative articolari tipiche dell’osteoartrosi.

 

Cosa deve mangiare chi soffre di artrosi?

La dieta serve, in primo luogo, ad eliminare i chili in eccesso e a ridurre il carico sulle articolazioni portanti: ginocchia e caviglie. Le persone in sovrappeso che dimagriscono hanno una riduzione significativa dei disturbi legati all’artrosi del ginocchio in soli tre mesi.

In secondo luogo, riducendo i tessuti adiposi, si inibisce la produzione di adipochine, ormoni ad azione infiammatoria rilasciati proprio dal tessuto adiposo, in particolare da quello peri-viscerale. Attraverso il metabolismo, le adipochine si diffondono in tutto l’organismo intensificando o causando le infiammazioni. Per questo motivo vale la pena normalizzare il peso corporeo anche nel caso in cui l'artrosi interessi la colonna cervicale o le articolazioni delle dita.
 

 Illustrazione 2 - Reumatologia


Quale tipo di dieta fare?

È importante orientarsi su un’alimentazione equilibrata e varia, la dieta mediterranea. Oltre ad apportare lipidi, proteine e carboidrati, macronutrienti fondamentali per la salute dell’organismo, una dieta equilibrata fornisce tutti i micronutrienti (quali vitamine e minerali) necessari per i processi metabolici; la dieta mediterranea, inoltre, è la dieta antinfiammatoria per eccellenza.

I principi della dieta mediterranea

Nel 2010, l’Unesco ha dichiarato la cucina mediterranea patrimonio culturale dell’umanità su proposta di Spagna, Grecia, Italia e Marocco, includendo Croazia, Portogallo e Cipro qualche anno dopo. Si tratta di un’ampia area geografica con diverse nazioni e culture. I principi che accomunano la cucina mediterranea multinazionale sono i seguenti:

  • olio d’oliva invece di grassi animali (burro, panna, strutto);
  • pesce al posto della carne;
  • molta frutta, verdura e frutta a guscio;
  • cereali utilizzati quotidianamente.

Cereali, frutta e verdura

I cereali, la frutta e la verdura sono le categorie da assumere più di frequente. Questi alimenti apportano:

  • vitamine;
  • minerali;
  • antiossidanti;
  • fibre alimentari;
  • energia.

I cereali integrali sono da preferire, inclusi frumento, avena, segale, orzo, riso e mais. E’ bene consumare verdure di tutti i colori, sia crude che cotte a vapore, arrostite o condite con olio d' oliva. Anche la frutta fresca va inclusa nell’alimentazione quotidiana.

Pesce e frutti di mare

Meglio coprire  il fabbisogno di proteine animali con pesce e frutti di mare. Tonno, aringhe, sardine, salmone e abramide sono particolarmente ricchi di acidi grassi omega-3 antinfiammatori. Lo stesso vale per i crostacei come molluschi e gamberetti. Occorre tenere a mente che nella cucina mediterranea il pesce e i frutti di mare vengono impanati e fritti di rado.

Yogurt e formaggio

I derivati del latte occupano un posto fisso nella dieta mediterranea tradizionale, soprattutto lo yogurt e il formaggio, consumati regolarmente ma in quantità modeste. Il latte e la panna hanno un ruolo secondario.

Frutta a guscio, legumi e semi

La frutta a guscio, i semi e i legumi (fagioli, piselli, lenticchie, ceci) sono buone fonti di grassi vegetali, proteine vegetali e fibre alimentari e conferiscono gusto e consistenza a molti piatti della cucina mediterranea.

Olio d’oliva

L’olio di oliva è composto al 75% da acidi grassi omega-9, ovvero acidi grassi monoinsaturi. Gli acidi grassi omega-9 hanno un effetto neutro sulle infiammazioni all’interno dell’organismo. Questo significa che non favoriscono le infiammazioni e possono, quindi, essere consumati senza problemi se si soffre di artrosi o di un’altra patologia reumatica.

 

Quali sono I cibi consigliati per prevenire l’artrosi?

I vegetariani, proprio per la rinuncia consapevole alla carne, sono meno esposti alle forme artrosiche, soprattutto se prediligono verdure della famiglia delle crucifere (cavolfiore, cavolo cappuccio, verza, broccoli ecc.), se consumano farine e cereali integrali, usano poco sale e integrano con grassi omega-3.

Fortemente consigliati sono i frutti rossi ricchi di antiossidanti, le spezie (curcuma, peperoncino) ed alcuni tipi di frutta e verdura. L’ananas è perfetto perché contiene un enzima, la bromelina, che riduce l’infiammazione. Ottime anche mele, fragole, lamponi, mirtilli.

 

Bibliografia

  • Columba, Pietro. "La dieta Mediterranea come stile di vita e rapporto col territorio." Passpartù 6 (2013): 19-23.
  • De Lorenzo, Giuseppina. La dieta mediterranea. Booksprint, 2020.
  • Letizia Mauro, G. "Artrosi, la causa più frequente di disabilità nell'anziano." AZ SALUTE 8 (2005): 13-13.
  • Menghi, A., et al. "L’artrosi: aspetti fisiopatologici."
  • Morelli, Andrea. "L’Artrosi-processi patodinamici."
  • Roux, C-H. "Fisiopatologia dell’artrosi." EMC-Medicina Riabilitativa 28.3 (2021): 1-17.