La sindrome dell'intestino irritabile è una condizione molto comune e debilitante, che interessa circa il 10% della popolazione, soprattutto di sesso femminile e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni. È caratterizzata da fastidio o dolore addominale, associati all'alterazione della funzione intestinale ed accompagnati da gonfiore o distensione.

La sindrome dell'intestino irritabile, o "colite spastica" o "colon irritabile", si presenta come un cronico fastidio o un dolore addominale, che migliora dopo l'evacuazione; l'intestino può essere stitico, diarroico oppure di tipo misto, ossia con alternanza fra stipsi e diarrea. E’ una condizione che riduce la qualità della vita, e si accompagna spesso a debolezza, affaticamento, emicrania, ansia e depressione.

Non c’è un singolo fattore scatenante. Coesistono fattori psico-sociali, come il comportamento verso le malattie, aspetti emotivi,  dall'altro fattori biologici, alterazioni della motilità del tratto digestivo, la sensibilità dei visceri, la percezione soggettiva del dolore, la flora batterica, la dieta. Come se non bastasse vi possono essere anche intolleranze ed allergie alimentari, l'utilizzo cronico di farmaci (anti-infiammatori, antibiotici) e lo stress.

I sintomi tipici sono definiti da criteri diagnostici internazionali (criteri di Roma). Il dolore o fastidio addominale (insorto almeno sei mesi prima della diagnosi) deve essere presente per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi, in associazione a 2 o più dei seguenti sintomi:

- Migliora dopo l'evacuazione

- Inizialmente è associato con modificazioni della frequenza delle evacuazioni

- Inizialmente è associato con modificazioni dell'aspetto delle feci

Altri sintomi possono essere:

- Anomala frequenza di evacuazioni (maggiore di 3 al giorno o meno di 3 alla settimana)

- Alterata consistenza delle feci

- Evacuazione difficoltosa (spinta eccessiva, sensazione di urgenza e di evacuazione incompleta)

- Passaggio di muco

- Gonfiore o distensione addominale, talvolta alternati.

La diagnosi è clinica e si basa sui sintomi sovra esposti ed è una diagnosi di "esclusione", dal momento che i sintomi sono generici e possono essere presenti anche in altre patologie come celiaci, alterazione della flora intestinale o malassorbimento dei glucidi. In altre parole non esistono esami specifici che confermino la malattia; gli esami possono però escludere le altre patologie.

Le cure si concentrano sul trattamento dei sintomi riferiti dal paziente. Inizialmente un adeguato stile alimentare e di vita, corretta idratazione ed attività fisica appropriata.

Per chi soffre principalmente di stipsi sono indicati integratori, lassativi o procinetici. In caso di diarrea sono utili i probiotici (fermenti lattici), antibiotici non assorbibili (es. rifaximina), anti-infiammatori intestinali (es. mesalazina).

Per quello che riguarda la dieta è consigliabile evitare cibi che formano gas, quindi ridurre  alimenti che fermentano come le bevande gassate, l'insalata a foglia larga  (lattuga), gli ortaggi (es. cavolfiore, piselli, broccoli), i legumi (es. fagioli, ceci, lenticchie), e la frutta dopo i pasti (è preferibile consumarla lontano), l’eccesso di pane, pasta, pizza e dolci.

Farmaci antispastici (o anticolinergici) .

Farmaci ansiolitici: quando i sintomi si accompagnano ad uno stato ansioso, ci sono farmaci a base di benzodiazepine con o senza associazione di un antispastico.

Antibiotici non riassorbibili: sono antibiotici che non hanno un'azione sistemica (ovvero sull'intero organismo), ma solo a livello intestinale. Sono utilizzati per contrastare una contaminazione batterica del piccolo intestino che spesso può essere alla base di sintomi quali gonfiore, dolore e meteorismo.

Terapie complementari: alcune terapie non convenzionali sono efficaci nella cura della Sindrome dell'Intestino Irritabile, quali l'agopuntura e le tecniche di rilassamento.