Il saper fronteggiare eventi stressanti, “È una questione di cellule”, come cantava Lucio Battisti oltre una quarantina di anni fa, oppure c’è dell’altro? Cerchiamo di fare chiarezza.

Resilienza allo stress

Illustrazione 1 - Psicologia

Stress e disturbi d'ansia

I disturbi legati allo stress inclusa l'ansia, presenti nella depressione maggiore e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), rappresentano uno dei disturbi psichiatrici più diffusi nella popolazione generale (Sansone & Sansone, 2010).

Lo stress è tipicamente definito come qualsiasi condizione che perturba l'equilibrio fisiologico e psicologico di un individuo.

C'è un notevole interesse nel capire cosa rende un individuo vulnerabile o resiliente agli effetti deleteri dello stress, o meglio al distress, e alla sottostante fisiopatologia.

I fattori che contribuiscono alla resilienza allo stress (nei roditori, primati non umani e umani) sono di interesse neurobiologico, di natura psicosociale e genetica (Faye et al. 2018).
 

Resilienza allo stress: predisposizione genetica?

Gli individui suscettibili si adattano male allo stress ed esprimono risposte inappropriate che potrebbero diventare persistenti, mentre individui soggetti non particolarmente sensibili a determinati trigger, ossia resilienti a eventi avversi potrebbero percepire le avversità solo come minime minacce e sviluppare risposte adattive (Del Giudice, Ellis, & Shirtcliff, 2011).      

I processi biologici reclutati collettivamente per mantenere l'omeostasi in risposta allo stress sono state definite “allostatici” (McEwen, 2002). Tuttavia, anche un'allostasi esagerata potrebbe portare a disadattamento, attraverso fenomeni definiti “carico allostatico”, e può produrre potenzialmente danni fisiologici e psicologici, tra cui una maggiore suscettibilità alla depressione (Charney et al. 2004; McEwen, 2002). I meccanismi sottostanti che regolano la resilienza/vulnerabilità allo stress dipendono da una combinazione di fattori genetici e non genetici, non ancora del tutto compresi (Franklin, Saab e Mansuy, 2012).

Gli studi focalizzati sulla comprensione dei meccanismi biologici per la resilienza umana, sono ancora ai loro primi passi (Faye et al., 2018).
 

Stress: qual è il ruolo del cervello e dell'intestino?

La letteratura scientifica si sta per ora concentrando sulle complesse interazioni relative al cosiddetto “asse cervello-intestino”, (fra i molti lavori Breit et al. 2018) network di cui fanno parte, oltre al nervo vago, anche il sistema nervoso simpatico, quello endocrino, quello immunitario (Bonaz 2017), e il microbiota intestinale. Tale sistema ha quindi la funzione di regolare l'omeostasi gastrointestinale e modulare alcune espressioni emotive e cognitive del cervello (Carabotti et al. 2015). Inoltre, in una recente meta-analisi Rei et al. (2021) hanno esaminato gli effetti del microbiota sulla memoria di soggetti (animali) anziani trovando che “la semplice diminuzione dell'attività vagale era dannosa per le funzioni dell'ippocampo”.

Quanto influisce l'attaccamento?

Nei modelli animali, l'esposizione in tenera età a stimoli stressanti (ad esempio periodi prenatali o postnatali) è comunemente usata per studiare lo stress correlato a determinati comportamenti. Lo stress materno è uno dei modelli prenatali più comuni nel campo della ricerca sullo stress (Soares‐Cunha et al., 2018), mentre la modifica di profili di assistenza materna sono stati ampiamente utilizzati come fattore di stress postnatale (Lupien et al. 2009).

La letteratura scientifica è ampiamente concorde nel riconoscere che l’esposizione prolungata ad eventi stressogeni in tenera età può causare un'iperattività e comportare effetti dannosi su cognizione, emozioni e comportamento (Lupien et al., 2009).

In particolare, la relazione tra l'esposizione precoce allo stress e la resilienza, sia nei primati che nei roditori, segue una curva a forma di U (Pfau & Russo, 2015). Ossia, il disagio e l’ipersensibilità a eventi stressogeni è molto elevata o massima nelle fasi iniziali, diminuisce al passare del tempo fino a una minima soglia, per poi riacutizzarsi e raggiungere un livello molto elevato.

In gioventù l'esposizione a uno stress moderato, chiamato anche "eustress" (stress buono), porta a migliorare le risposte adattative negli animali adulti, mentre gli esiti disadattivi sono stati osservati per quegli individui esposti in un'età precoce a livelli bassi o troppo elevati di stress, rispetto ai soggetti di controllo (Macri, Zoratto, & Laviola, 2011).

Il ruolo epigenetico

Uno studio di Mariano, Pardo, Adriani et al. (2019) ha cercato di indagare il ruolo genetico ed epigenetico della neurotrasmissione della dopamina (DA) e del trasportatore della dopamina (DAT), importante per la regolazione intracellulare ed extracellulare dei livelli di DA, nei ritmi del comportamento spontaneo e nella resilienza allo stress. In altre parole, cercando di semplificare, si è cercato di capire se e in che misura alterazioni genetiche avessero una qualche influenza sul comportamento dei soggetti osservati e se tali comportamenti si trasmettessero alle generazioni successive.
 

Questione di cellule

Dalla ricerca sperimentale che ha avuto per oggetto di studio un modello murino (topini di laboratorio) geneticamente modificato, con l’assenza appunto del trasportatore di questo neurotrasmettitore (DAT KO), è emerso che quando le condizioni di allevamento sono alterate c'è una differenza comportamentale maggiore nella cura della prole. Inoltre, le differenze tra i discendenti vengono amplificate. In altre parole, la differenza tra gruppi in esame può essere inizialmente attribuita a differenze genetiche (assenza/presenza del trasportatore DAT) ma che questi diversi comportamenti nella cura dei piccoli incrementano diversità comportamentali nelle generazioni successive e possono derivare quindi da fattori epigenetici.

Infine, quando si è focalizzata l'attenzione sulla risposta allo stress, lo studio, in sintesi, ha evidenziato che l'impatto di cure materne e la sua interazione con il genotipo modificato predispone a risposte disadattive allo stress nella prole adulta e, conseguentemente, si è evidenziata anche la trasmissione intergenerazionale di fattori predisponenti.

 

Bibliografia

  • Bhatnagar S. Rethinking stress resilience. Trends Neurosci. 2021 Dec;44(12):936-945. doi: 10.1016/j.tins.2021.09.005. Epub 2021 Oct 25. PMID: 34711401; PMCID: PMC8616827.
  • Dziedzicka-Wasylewska M, Solich J, Korlatowicz A, Faron-Górecka A. What Do the Animal Studies of Stress Resilience Teach Us? Cells. 2021 Jun 29;10(7):1630. doi: 10.3390/cells10071630. PMID: 34209787; PMCID: PMC8306023.