L'acufene può essere definito come la percezione di un rumore nell'orecchio o in entrambi o in testa avvertibile soprattutto la sera quando ci corichiamo e in qualche caso anche di giorno allorché la sua intensità sovrasta quella dell'ambiente in cui comunemente viviamo.
Deve essere considerato non come una "malattia", ma come un sintomo, un segnale di una situazione di "stress" che sta interessando il nostro organismo ovverosia è un campanello di allarme.
Pertanto non dovrebbe avere in sé un significato negativo, ma purtroppo, essendo per lo più fastidioso per il soggetto che lo percepisce, può diventare a volte una "compagnia" davvero insopportabile .
Gli acufeni che invece abitualmente ci affliggono sono quelli soggettivi: sono molto frequenti  interessando dal 35 % al 45 % della popolazione adulta e fino al 90 % dei pazienti portatori di ipoacusia, ma  sono nel 99 % dei casi saltuari .
Solo l'1% della popolazione soffre invece di acufeni persistenti o cronici, ma di questo gruppo ristretto quasi tutti ( il 90 % ) non riescono a sopportarli vivendoli come un fattore irritante e non come un messaggio di allarme che ci avverte che qualcosa non funziona o a livello del sistema uditivo, o a livello del cervello (sede dell'elaborazione cosciente del suono ) o a livello dei muscoli e della colonna vertebrale (sede del movimento), o a livello del nostro metabolismo e del sistema nutrizionale che, se alterati, possono creare segnali bioelettrici anomali che, interferendo con i recettori uditivi , sono in grado di scatenare l'acufene .
La genesi degli acufeni e la loro cura, è pertanto molto complessa  poiché interessa  un  sistema come  quello uditivo  estremamente sfaccettato, sia a livello della sua struttura di ricezione dei suoni, sia a livello dei suoi  intimi rapporti col sistema  motorio, con la sfera cognitiva e con la componente emotivo-affettiva dell'individuo .
Gli acufeni sono quindi il risultato della disfunzione di  una o più di queste componenti , ma , indipendentemente dalla sede iniziale della disfunzione, secondo Shulman, si assiste sempre ed inevitabilmente all'attivazione della cosiddetta via finale comune, rappresentata da alcune aree cerebrali: lobo temporale medio, amigdala, ippocampo; è in queste aree che i segnali uditivi anomali si memorizzano dando luogo alla percezione sonora aberrante cronica ovvero all'acufene persistente.       
Il  modello di acufene come segnale d'allarme, come reazione ad una situazione di stress che sta interferendo col nostro organismo, ed il concetto di via ultima comune  sono i presupposti  sui quali ci si basa  per strutturare  la diagnosi e la terapia  degli acufeni .

DIAGNOSI
E' indispensabile per la diagnosi e la terapia collocare correttamente l'acufene in una delle 3 fasi della sua storia clinica:  la fase acuta o d'allarme, la fase di resistenza dove il soggetto cerca di resistere all'acufene e la fase esaustiva o d'esaurimento (dove prevale la via finale comune e la memorizzazione definitiva dell'acufene ) .
A questo scopo si inizia il percorso diagnostico con una rigorosa valutazione audiologica che permette di fare una prima distinzione tra acufene ancora periferico (fase acuta e di resistenza ) e centrale o in fase esaustiva. Segue poi, se necessario, una valutazione clinica più approfondita con la cosiddetta topodiagnosi farmacologica dell'acufene o valutazione della sede del tinnitus generator lungo la via uditiva: in altre parole si somministrano al paziente dei farmaci, riconosciuti ormai universalmente dalla letteratura scientifica internazionale come sostanze potenzialmente in grado di interagire con l?acufene  modificandolo, e ciascuno agirebbe su una particolare sede di insorgenza (coclea ?nervo acustico- nuclei cocleari o i centri superiori fino alla corteccia cerebrale).
Importanti anche le valutazioni elettroencefalografiche e uno screening ematochimico che abbracci anche le componenti ormonali e lo stress ossidativo del soggetto .

TERAPIA
Solo gli acufeni ancora periferici verranno poi avviati ad un  trattamento medico tradizionale con la somministrazione di  particolari farmaci, associati all'impiego di laserterapia per migliorarne la diffusione nell'orecchio interno, e /o in particolari e selezionati casi ad una chirurgia mininvasiva che, attraverso una piccola incisione del timpano ,  permette di  iniettare nell'orecchio medio altri tipi di farmaci, comunque sempre ben tollerati dalle cellule acustiche .
In tutti gli altri casi di acufene ormai avviato alla fase cronica dove il trattamento farmacologico risulterebbe inefficace è preferibile adottare le tecniche proposte dalla Neurootologic ed Equilibriometric Society ( NES ) presieduta dal Prof. Claussen dell'Università di Wurzburg e dal Tinnitus Center del Prof. Shulman dell'Università di New York e definita Terapia  chinestesico-competitiva ( Kinestetic-Competitive Therapy o KCT ), nella quale si interviene con particolari tecniche riabilitative, associate a stimoli sonori specifici  e musicali come le musiche appositamente studiate dal noto compositore tedesco Kohler.
Alla KCT si possono associare anche farmaci tradizionali o omeopatici o naturali, ma col solo scopo di migliorare la suscettibilità dei centri integratori cerebrali al trattamento riabilitativo .
In conclusione l'acufene solo in qualche raro caso si può eliminare, ma, anche se nella maggior parte dei casi ciò non è possibile, si può però cercare di attenuarlo, con le terapie sopra riportate, smussandone gli aspetti motori, cognitivi e affettivi che lo alimentano.



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