In poche parole: è il disagio interiore più violento e spiazzante. Per fronteggiarlo non bisogna cercare di scacciarlo, ma chiedersi cosa vuole da noi questa ondata di terrore che travolge tutto.

Che cos’è?

Il panico si presenta con attacchi ricorrenti, della durata di 15-30 min, di fortissimo terrore. Senso di soffocamento, palpitazioni, sudorazione, tremore, brividi o vampate di calore, sono associati alla paura di perdere il controllo o di morire.

Esso segnala che le energie profonde della persona non vengono lasciate fluire nella direzione naturale, a causa di scelte di vita dettate da esigenze esteriori (doveri morali, ruolo sociale). Chi ne soffre, tuttavia, resiste: non riconosce il pericolo e non vuol modificare niente di sé, anzi si identifica sempre di più con le proprie “maschere” e con i ruoli che si trova a vivere.

La parte profonda del cervello, perciò, si fa carico di esprimere l’esigenza impellente di rompere degli argini fattisi troppo stretti.

Solitamente chi è soggetto ad attacchi di panico, infatti, è una persona che resiste a tutti i costi e che, nel mantenersi aggrappata a qualcosa che non è più vitale, finisce per perdere sé stessa.

È tipico, per esempio, di donne che ormai da tempo non amano più il proprio partner, ma per senso del dovere o per timore del giudizio dell’ambiente circostante, si rifiutano di ammetterlo e fanno come se niente fosse, come se tutto andasse a gonfie vele, arrivando a recitare, fin nei minimi dettagli, una perfezione che non c’è. Tengono duro, insomma, allontanandosi sempre di più dalle loro reali emozioni, che finiscono per non essere più in grado di riconoscere e di vedere.

Ma più vanno avanti in questa finzione, più l’attacco di panico, quando arriva, si presenta in modo dirompente, violento e per loro ingiustificato: “Perché sto male? Tutto andava così bene.. Sto forse impazzendo?”.

In questi casi una terapia che punti a “capire” non è opportuna: procedere seguendo il criterio razionale di causa – effetto non fa che alimentare l’eccesso di autocontrollo che ha portato al panico.

Invece occorre vedere le cose da un altro punto di vista.

L’attacco di panico è un prezioso avvertimento da parte dell’esistenza che ci sta dicendo che la vita che stiamo conducendo non fa più per noi, che le nostre energie vitali e le nostre risorse sono imbrigliate in un ruolo che non ci appartiene più e la sua irruenza ci vuole scuotere dal torpore in cui ci siamo calati per “quieto vivere”.

Possiamo dire che, nei momenti in cui il panico irrompe, ci arriva tutta la potenza della natura concentrata in pochi minuti. Potenza energetica che per il resto del tempo non riusciamo, non possiamo o non siamo in grado di vivere.

Non dimentichiamo che la parola Panico, infatti, deriva da Pan, il nome di un antico dio greco, divinità dei boschi e della natura, dall’aspetto spaventoso e inquietante perché mezzo uomo e mezzo animale, e che rappresenta l’istinto in tutte le sue forme.

Un attacco di panico sembra proprio un attacco del dio Pan, arriva all’improvviso, quando meno te lo aspetti e questa sua imprevedibilità unita al suo aspetto poco rassicurante porta le persone a rimanere spaventate ogni volta che egli si presenta e a fare di tutto per non doverlo più incontrare.

Eppure, tanto l’attacco di panico quanto il dio Pan, nonostante le brutte sensazioni che provoca, non reca alcun vero danno: non muori, non impazzisci e il controllo lo perdi solo momentaneamente a causa della grande paura che lo stesso panico ti provoca.  

E allora le sensazioni di panico che si provano durante un attacco possono riguardare proprio la paura di queste forze naturali che tutti abbiamo dentro, ma che vogliamo tenere sotto controllo. In realtà è proprio lo sforzo di controllare le proprie emozioni che causa gli attacchi di panico, esattamente come un vulcano che trattiene il fuoco dentro di sé e quando esplode distrugge tutto.

Nel panico infatti viene liberata una enorme quantità di “libido” , cioè di energia vitale, intrappolata in profondità. E facendolo di colpo, in modo esplosivo, non può che creare spavento e sofferenza.

E’ importante allora che qualcuno ci dica: “Non resistere, fatti travolgere, senti l’attacco mentre arriva e abbandonati, non ti succederà niente. Il panico quando arriva è come un’onda che ti travolge, ma poi… inesorabilmente se ne va”.

Quando riusciamo a lasciarci andare in questo modo, può essere la svolta. L’energia vitale, a lungo tenuta a freno, trova così un modo meno doloroso per affacciarsi e il panico gradualmente se ne va.

Quindi, riassumendo, la cosa giusta da fare è lasciarsi guidare dalla sua forza: scavare nel passato cercando le cause del panico non serve, perché rinforza quella mentalità che vuole controllare tutta tipica di chi soffre. E’ decisivo invece sperimentare un atteggiamento “da osservatore” proprio durante l’attacco, non opponendo resistenza all’ondata energetica ed emotiva.

Dopotutto il panico da noi non vuole altro che farci incontrare il nostro lato sconosciuto. O meglio un’energia sconosciuta.

L’ansia e il panico provengono dai lati più naturali della nostra anima e della nostra essenza. Anche se chi soffre di attacchi di panico all’inizio non lo sa e si oppone proprio a questo: alla sua Anima Naturale.

Ma cos’è l’Anima Naturale?

È la nostra spontaneità, la semplicità, la femminilità, il desiderio, la passione, la creatività. Chi soffre di questo disturbo vorrebbe cancellare il lato istintivo, vorrebbe controllarsi e recitare un personaggio.

Il mio consiglio è : non sforzarti di cacciare via gli attacchi di panico, ma abbine cura come di un bambino, perché in loro c’è quell’energia misteriosa che sta cercando di fare di te una persona più autentica, più vera, meno conformista e che non ragiona più come tutti gli altri.