Il tempo e lo stravolgimento del mondo

Difficile immettere pensiero in un momento come quello che stiamo vivendo. È sempre faticoso per noi afferrare una realtà nuova, un elemento desueto nel nostro campo percettivo, una nozione indecifrabile. Ma questo è diverso. Allora cosa ci succede? Succede che siamo stati messi di fronte alla categoria dell’impensabilità, che stiamo vivendo una realtà sovvertita e sovvertiti sono stati i nostri strumenti per fronteggiarla poiché supera la pensabilità di chiunque, anche di chi simbolizza per professione ossia gli psicologi.

Di fronte al Covid-19 è evidente che siamo tutti uguali, sotto ogni aspetto. Questo maledetto virus ha il pregio di essere incredibilmente democratico, annullando privilegi sociali, politici, economici e culturali oltre che le distanze geografiche.

Illustrazione 1 - Psicologia

 

Andrà tutto bene?

Riecheggia in me una frase, «andrà tutto bene». Certo che andrà tutto bene, eppure non sempre questa frase sembra trasmettere una vera rassicurazione, piuttosto pare voler saturare in breve una faccenda complessa.

Winnicott ci insegna che, a un certo punto, il neonato presenta nel pianto una nuova e particolare nota a tonalità malinconica mai espressa prima. Non ha fame, non è arrabbiato, non sta allenando i polmoni, lui è triste. Una madre sufficientemente buona non si affretterà a consolarlo né cercherà di distrarlo dal suo dolore emotivo; sa dentro di sé che quell’esperienza è inevitabile nel corso dell’esistenza. Il suo bambino, in quel momento, sente di aver perso l’illusione dell’onnipotenza. D’un tratto non è più lui al centro del mondo e quest’ultimo non esiste in funzione dei suoi desideri.

Si sente vulnerabile, deve ridimensionare la portata delle sue azioni perché ci sono cose fuori dal suo controllo. Sta vivendo un lutto e nulla sarà più come prima. Sento che queste parole hanno avuto la capacità di risuonare in voi. Almeno, l’obiettivo era quello.

Tutti noi siamo stati quel neonato allora e lo siamo nuovamente qui e ora, con le stesse emozioni soverchianti e la stessa impossibilità di accesso al pensiero. Al mondo inteso come ambiente sociale e pianeta Terra, l’altro da noi, abbiamo chiesto di soddisfare i nostri desideri indubbiamente onnipotenti. Ma così come non darei colpe a quel neonato constatandone una buona dose d’inconsapevolezza o, meglio, una consapevolezza ai suoi primordi, non possiamo darne a noi stessi.

Nessuno ci aveva avvertiti che il mondo avrebbe cambiato improvvisamente volto, rendendosi, in questo modo, irriconoscibile. Come quel neonato, l’umanità piange e chiede venia a una Grande Madre nella speranza che sia in ascolto. Come facciamo ad avere la certezza che «andrà tutto bene?». Non lo sappiamo, eppure è così. La risposta, pur non trovandosi a livello del singolo individuo, è contemporaneamente in ognuno di noi. Stiamo intessendo la nostra rete di salvataggio, riscoprendo il valore della mancanza. Laddove era venuto meno un limite simbolico ai nostri desideri, alle tendenze narcisistiche individuali e collettive, il Covid-19 ci ha riportati violentemente al senso di realtà, alla caducità, sgretolando le nostre certezze. Ma non fraintendetemi, non ce lo meritavamo, la natura agisce al di là del bene e del male.
 

Cosa è cambiato?

Oggi si gioca tutto tra vita e morte, salute e malattia, test positivo e test negativo, Covid e non-Covid. Se tale polarità ci mette in scacco entro modalità dicotomiche di lettura del reale, noi esseri umani abbiamo tuttavia la straordinaria capacità di dotare di senso la realtà, generando da elementi opposti un «tertium» frutto di dialettica, nominabile e conoscibile.

In questo momento, il nostro apparato psichico sta esperendo queste polarità per poterle integrare in una narrazione personale e collettiva. Sarà allora che riusciremo a immettere pensiero, che il senso di perdita lascerà spazio alla gioia per ciò che è stato ritrovato e che quel mondo, così minaccioso e diverso da come lo conoscevamo, non sarà il solo ad essere cambiato. Lo saremo anche noi.