Quando e come nasce l'ipnosi?
Nonostante si faccia risalire l’origine dell'ipnosi ai lavori di F. A. Mesmer, medico tedesco e appassionato di astronomia che operò a cavallo dell’ingresso nel XIX secolo, le sue radici sono ben più remote.
Sia l’analisi di reperti archeologici che l'osservazione dei popoli primitivi contemporanei, ci hanno mostrato infatti come, già agli albori della civiltà, venissero prodotti fenomeni sostanzialmente simili a quelli ritenuti oggi tipici dell'ipnosi. Nel corso dei secoli, dopo l’idea del magnetismo animale ipotizzata da Mesmer, sono state proposte le più svariate teorizzazioni riguardo a quali fossero i possibili processi alla base dell’ipnosi.
Fu J. Braid (1795-1860), chirurgo oculista inglese, a introdurre il termine ‘ipnotismo’ dal greco hýpnos (sonno), definendolo: “uno stato particolare del sistema nervoso determinato da manovre artificiali, tra cui la fissazione di un punto luminoso”. La fissazione, metodo ancora oggi adottato in diversi processi di cura tra cui l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), è l’esempio più semplice di induzione ipnotica ed è stato il metodo elettivo per intere generazioni di medici da Braid in poi, fino a quando non si è arrivati a constatare che il punto da fissare può essere
- una sorgente luminosa;
- un elemento concreto (pendolo, metronomo, orologio);
- un oggetto solo immaginato (un pensiero, un’idea, o una sensazione del soggetto).
Che differenza c’è tra ipnosi ed ipnotismo?
Prima di procedere, penso sia importante distinguere tra i termini “ipnosi” e “ipnotismo”. Con la prima si intende un particolare stato psicofisiologico caratterizzato dal monoideismo plastico, ovvero quella capacità di focalizzazione dell'attenzione su un’idea che è in grado di suscitare modificazioni psichiche, somato-viscerali e comportamentali nel soggetto. Con il secondo, invece, si indica la metodica e le tecniche utilizzate per realizzare l’ipnosi stessa.
Secondo Franco Granone, medico che nel corso dello scorso secolo è stato uno dei più noti esponenti della ricerca sull’ipnosi in Italia, l’ipnosi è uno stato che scaturisce da una relazione, intensa e reale, esperita tra due persone che si pongono in ruoli diversi, ovvero quelli di inducente e di indotto.
Va specificato che lo stato ipnotico non intacca in alcuna maniera il libero arbitrio della persona indotta: questa decide liberamente se fidarsi o meno, e, conseguentemente, se si sente nelle giuste condizioni per lasciarsi andare ad uno stato di coscienza modificato. La fiducia da parte del soggetto fa cadere ogni critica nei confronti dell’operatore e grazie alla competenza dell’uno e la disponibilità dell’altro, si riesce a creare una situazione di grande potenza dinamica.
Cosa succede durante l'ipnosi?
I progressi nel campo delle neuroscienze hanno permesso di studiare in modo più approfondito i punti di contatto con altri metodi e di comprendere che caratteristiche come l’ampiezza, la frequenza e la risonanza delle onde cerebrali sono elementi significativi nell’esperienza di stati diversificati di coscienza.
Molte ricerche hanno evidenziato le affinità neurofisiologiche dell’ipnosi con stati di profonda meditazione, essendo entrambe dovute ad un assetto caratterizzato dalla presenza di onde cerebrali lunghe e sincrone, definite Onde Theta.
Quando siamo svegli, ci sono due tipi di onde cerebrali predominanti: le Onde Beta e le Onde Alfa. Le prime sono caratteristiche di uno stato di veglia vigile, le altre di veglia rilassata. Le onde Alfa prevalgono quando, ad esempio, ci rilassiamo con gli occhi chiusi, o quando ascoltiamo musica. Queste si ritrovano anche negli stati meditativi superficiali, mentre si può notare che quando la trance meditativa approfondisce, la frequenza delle onde cerebrali passa da Alfa a Theta. Le Onde Theta, dal canto loro, sono proprie della mente impegnata in attività di
- immaginazione vivida,
- visualizzazione;
- ispirazione creativa;
- composizione musicale.
La differenza tra onde Alfa e Theta
Per non confondere Alfa con Theta, ovvero uno stato di profondo rilassamento con l’ipnosi, è necessaria la verifica del monoideismo plastico. Questa condizione è riscontrabile tramite esercizi di visualizzazione che prevedono cambiamenti effettivi nell’assetto fisico, come la levitazione di un braccio o la desensibilizzazione anestetica di una qualche parte del corpo, tecnica usata, per esempio, in chirurgia per limitare l’assunzione farmacologica nel corso delle operazioni.
Ipnosi in ambito clinico
Parlando di ipnosi in ambito clinico, infine, ci si riferisce a quella capacità immaginativa che, adeguatamente orientata, rende possibile l’immersione in un particolare stato psicofisico che permette la trasformazione della parola da pensata a incarnata.
Bibliografia
- Chertok, Léon. Ipnosi e psicoanalisi. Collisioni e collusioni. Armando Editore, 1998.
- Facco, Enrico. Meditazione e Ipnosi tra neuroscienze, filosofia e pregiudizio. Altravista, 2014.
- Godino, Antonio, and Antonio Toscano. Ipnosi: storia e tecniche. Franco Angeli, 2007.