La pandemia è un evento unico per tutti noi che ci ha obbligato ad affrontare la vita quotidiana in modo del tutto imprevedibile, mettendoci di fronte alle competenze individuali di reazione allo stress, insite nell’essere umano e nei mammiferi.

Dopo un primo momento di incredulità e di mera osservazione di quanto stava accadendo, dopo un ipotetico quanto improbabile tentativo di vedere "da lontano" il problema, abbiamo dovuto ben presto accettare la nuova condizione dovuta al lockdown e tutte le restrizioni e i cambiamenti apportati nella vita privata, sociale, sul lavoro e sull’organizzazione di ognuno.

Tra l’altro abbiamo dovuto fare fronte ad un nemico del tutto sconosciuto, assistendo inermi alle notizie dettate dalle istituzioni riguardo al numero delle vittime e all’impotenza degli esperti di saper riconoscere un nemico sconosciuto che, come tale, ha messo in difficoltà il sistema sanitario e politico nel trovare adeguate e rapide soluzioni.

Abbiamo vissuto momenti di vulnerabilità, di sgomento, di buio, di paura.

Un evento traumatico che si è prolungato nel tempo e che ha lasciato i propri segni.

A fronte di tutto ciò ci è venuto in sostegno la capacità interiore di resilienza e cioè la nostra capacità innata di autoripararci, di ristabilire un nuovo equilibrio, sulle basi di ciò che avevamo a disposizione sfruttando nuove opportunità creative e innovative partendo da noi stessi e dagli strumenti in dotazione. Ben presto abbiamo rinunciato a fare progetti per il futuro e a crogiolarci in vittimismi o improbabili attese di soluzioni.

Ed ecco che il computer e l’uso della tecnologia informatica hanno assunto in pochissimo tempo un ruolo essenziale per mantenere la comunicazione e per sostenere molte delle attività lavorative. Non tutte ovviamente anche se in molti abbiamo riconvertito il lavoro in modalità alternative.

Anche nel campo della psicoterapia la mia esperienza ha percorso diversi momenti, ognuno dei quali ricco di spunti, che mi hanno permesso di crescere professionalmente e individualmente.

Per quanto ha riguardato lo svolgimento della professione devo dire che fin da subito, ancora prima del lockdown ufficiale, avevo informato i miei pazienti che avrei continuato i colloqui e le terapie via web, garantendo loro ovviamente gli stessi trattamenti erogati in studio.

Direi che potrei distinguere una prima fase di lavoro on line, da marzo a giugno, in cui ho dovuto occuparmi anche di rassicurare le persone sull’efficacia della modalità della terapia offrendo loro un colloquio di prova come soluzione ottimale per far vincere le resistenze al cambiamento.

Ma a fare la differenza è stato il periodo estivo in cui ho ripreso le terapie in presenza e sia io che l’utenza abbiamo potuto e dovuto constatare quanto i colloqui in presenza fossero ancora più ‘’distanti’, nel dover rispettare  le condizioni di prevenzione sanitaria, con uso dei dispositivi di protezione individuale e l’installazione in entrambi gli studi di un sistema di sterilizzazione e sanificazione dell’aria contro virus e batteri brevettato dalla Sanix di Ilmas.

La mascherina e la distanza infatti sono stati elementi decisivi per comprendere che pur se in presenza, venivano meno una  serie di segnali di comunicazione essenziali per la relazione terapeutica  ed è stato questo il punto di cambiamento che ha permesso, dopo l’evidente incremento dei contagi su scala nazionale, di ricominciare le terapie online e di ricevere maggiori richieste e minore resistenza da parte dell’utenza.

Qual è il punto della situazione?

Ora la richiesta è elevata e la maggior parte delle persone chiedono un aiuto rispetto a problemi di ansia, insonnia, attacchi di panico, problemi legati alla sfiducia nel futuro e al tono dell’umore depresso.

Le richieste sono per terapie individuali ma è aumentato il numero delle coppie in difficoltà.

In un contesto come quello familiare dove è necessario condividere gli spazi per molto tempo non solo per la vita quotidiana ma anche per il lavoro, è più facile che vengano alla luce gli aspetti più conflittuali che non trovano ora spazi alternativi esterni di evitamento.

Siamo di fronte a persone che manifestano un vero e proprio disturbo da stress post traumatico, del tutto in linea con gli effetti psicologici e fisici legati alla pandemia in atto. Infatti il protrarsi della condizione stressante comporta reazioni individuali disfunzionali che devono essere desensibilizzate e riorientate. Questi disturbi vengono trattati con la terapia EMDR che è il trattamento specifico d’eccellenza unito a pratiche di Mindfulness e integrato con la Compassion focused Therapy.