L’obesità, in costante aumento dal punto di vista epidemiologico, è una patologia multifattoriale associata ad un elevato rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, tumori, eventi tromboembolici. La compresenza di copatologie condiziona un significativo effetto negativo sulla longevità, riducendo la spettanza di vita delle persone affette da 5 a 20 anni.
La chirurgia bariatrica rappresenta ad oggi l’opzione terapeutica più efficace per il trattamento dell’obesità grave. È stato ormai dimostrato che la chirurgia consente di ottenere un calo ponderale a lungo termine, migliorando la qualità di vita e riducendo le comorbidità associate quali diabete e ipertensione. Questo a sua volta condiziona una maggiore spettanza e dimezza, di fatto, gli esorbitanti costi sociali, diretti ed indiretti, della obesità e delle malattie ad essa correlate.
Quando, quindi, siano rispettate le indicazioni ormai codificate (BMI > 35 associato a una o più copatologie documentate o BMI > 40) è ampiamente dimostrato che la terapia chirurgica dell’obesità ha una sua ampia giustificazione ed è superiore al trattamento medico nel mantenimento del calo ponderale ottenuto e nella consequenziale scomparsa o riduzione dell’incidenza e della gravità delle comorbilità.