Cos'è l'ansia?

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sperimentato ansia, ma la conosciamo davvero e sappiamo come, eventualmente, affrontarla? 
 

Sintomi fisici e mentali

Innanzitutto, può sembrare una domanda banale: come riconosciamo l’ansia? Cosa proviamo quando siamo in ansia? Ebbene, i sintomi sono molteplici ma proviamo ad elencarne i più frequenti:

  • tachicardia (battito cardiaco accelerato);
  • preoccupazione;
  • difficoltà di concentrazione;
  • accompagnata magari da una certa confusione mentale;
  • irrequietezza;
  • mal di testa;
  • insonnia;
  • a volte nausea;
  • tremori;
  • sudorazione eccessiva;
  • rossore cutaneo in viso, etc.


Le ultime tre manifestazioni in elenco possono essere evidenti anche dall’esterno e quindi sarebbe più corretto porle tra i segni, ossia tra i dati oggettivi osservabili.

Quindi, ricapitolando, per ansia possiamo intendere una condizione soggettiva, corredata da una serie di sintomi e segni. Soggettiva, perché è un vissuto nostro che, paradossalmente se fosse privo di segni (ossia di manifestazioni esteriori) potrebbe passare inosservata agli altri; con sintomi e segni che noi viviamo come disturbanti e fastidiosi.

Illustrazione 1 - Psicologia

Quando l’ansia diventa un problema?

Con questa premessa, fatta di tanti elementi negativi, bisogna però ammettere che l’ansia è un’emozione perfettamente normale, e al pari delle emozioni di base, ha una funzione adattativa all’ambiente che ci circonda e agli eventi che incontriamo sulla nostra strada della vita. 

Infatti, le emozioni quali la paura, lo stress e appunto l’ansia, determinano una serie di variazioni autonomiche (ossia delle funzioni vitali dell’organismo), psichiche e neuroendocrine (Mariano 2023) che ci predispongono al meglio ad affrontare situazioni critiche. Il battito cardiaco accelerato, oppure rallentato, la tonicità muscolare, l’iper-vigilanza, etc. sono tutte alterazioni fisiologiche che ci sono servite nel corso dei millenni di storia evolutiva (e in parte ci servono tuttora). Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l’uomo, così come altro essere vivente sulla Terra, è “programmato” per sopravvivere, per adattarsi all’ambiente in cui vive.

È l’ansia che ci fa svegliare presto al mattino per ripassare quella lezione prima dell’interrogazione a scuola, è la stessa ansia la spinta che ci fa rileggere gli appunti sui quali dovremo relazionare il giorno seguente al capo o ai colleghi. Oppure, è ciò che ci fa arrivare in anticipo ad un appuntamento sentimentale o al nostro primo giorno di lavoro.

Quindi, appurato che una condizione ansiosa può essere del tutto normale in determinate situazioni, ma allora, perché la “subiamo” e possibilmente la combattiamo? Perché a volte diventa disfunzionale, quando ci impedisce di rispondere al meglio alle prove da affrontare, e/o quando diventa cronica, ossia persistente anche in situazioni di tranquillità e in assenza di difficoltà da fronteggiare. Quando essa stessa ci provoca stress. Quando infine interferisce con le attività quotidiane, è difficile da controllare, sproporzionata rispetto all’eventuale pericolo e si attuano strategie di evitamento. di luoghi o situazioni per prevenire questa emozione negativa o comunque disturbante.

L'ansia infine è anche, in situazioni particolari, il sintomo principale di diverse condizioni, tra cui:

  • gli attacchi di panico;
  • le fobie, come l’agorafobia o la claustrofobia;
  • il disturbo da stress post-traumatico (PTSD);
  • il disturbo d'ansia sociale (fobia sociale).

Quali sono i trattamenti per l’ansia?

Se quindi l’ansia assume caratteristiche disturbanti è opportuno controllarla e, all’occorrenza, ridurne gli aspetti disfunzionali. Esistono molteplici metodiche per ottenere questi risultati.

Naturalmente qui si sta parlando di interventi psicologici, se l’ansia deriva da cardiopatia, diabete, problemi alla tiroide, come l'ipertiroidismo, disturbi respiratori, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l'asma, l’abuso o l’astinenza da droghe, essa dovrà essere gestita da medici, magari anche in collaborazione con lo psicologo.

Gli interventi psicologici, e quindi senza farmaci, come detto, sono molteplici:
  • psico-educazione;
  • tecniche di respirazione;
  • interventi sul nervo vago (Mariano 2023);
  • teoria polivagale;
  • teoria Metacognitiva;
  • esposizione controllata della terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Tale trattamento si basa sulla teoria che il pensiero negativo, le emozioni e il comportamento sono collegati e possono essere cambiati.
Questi in elenco sono soltanto alcuni (per lo più evidence-based) degli interventi che si possono adottare, con l’aiuto del professionista ognuno potrà nella relazione terapeutica le risorse migliori per affrontare le proprie difficoltà.

Bibliografia

  • Gerlach A. e Gloster A. (2020). Generalized Anxiety Disorder and Worrying. A Comprehensive Handbook for clinicians and researchers. Ed. Wiley Blockwell.
  • Gerlach, A. L., & Stevens, S. (2014). Generalized anxiety disorder: Assessment and treatment. In P. Emmelkamp & T. Ehring (Eds.), The Wiley handbook of anxiety disorders (pp. 1003–1037). West Sussex, UK: Wiley.
  • LeDoux J.E. (2016). Ansia. Ed. Cortina.