Chi sono io?

Lo sviluppo della scienza si sta trasformando in un tribunale senza appello.

Già dall'inizio del XXI secolo a interessare l'uomo non è più l'evoluzione della specie (ormai tema remoto), ma la trasformazione del nostro Io interiore: il cogito ergo sum di Cartesiana memoria.

Secondo gli specialisti degli elettroencefalogrammi, la coscienza è soltanto una bella illusione perché, essi affermano, non esiste alcun punto del cervello, dove possa essere collocato lo spirito umano.

La coscienza e quindi il pensiero, secondo costoro, sono prodotti fisici del sistema nervoso e poiché il cervello, fin dalla nascita ha un'impronta predeterminata, non si può pensare al libero arbitrio che è soltanto un'idea dei benpensanti per dimostrare l'esistenza della libertà. La vita è biologicamente predeterminata e l'uomo, pur credendo di essere libero, di fatto, non lo è.

Illustrazione 1 - Psicologia

 

Il libero arbitrio tra realtà e utopia

A questo punto io mi spavento perché non posso credere che la mia vita proceda in modo totalmente deterministico, tanto da non poter dire se sono felice o infelice, se sono omosessuale o eterosessuale.

Io so di essere eterosessuale perché la natura ha predisposto i miei geni a quest'avventura, ma vorrei poter pensare di cambiare la mia natura e comportarmi da omosessuale, nonostante il parere di tanta gente che ci vorrebbe tutti uguali. Il mio libero arbitrio è il mio bisogno di essere: offenderei il mio amico omosessuale, qualora gli togliessi la sacrosanta libertà di decidere la propria essenza.

Personalmente non comprendo perché gli scienziati vogliano dimostrarci che nell'amore e nell'odio viene fuori un gene che decide ciò che dobbiamo fare. Forse, il sapere troppo e la paura di assumersi le responsabilità, inducono l'individuo a dipendere da un cromosoma che, indubbiamente, segna la predisposizione a essere diversi, ma non decide, però, il comportamento relazionale di ciascuno di noi. Anzi, il sapere tante cose, la saggezza è una delle virtù principali dell'uomo nel senso che quanto più sa, tanto più elevata dovrebbe essere la sua libertà di scelta.

È vero che esistono malattie degenerative come la distrofia o la talassemia determinate dai geni, ma ciò non vuol dire che la semplice predisposizione sia considerata come determinismo in senso assolto.

Io so che l'uomo non è infinitamente libero, ma è capace di aver cura delle proprie predisposizioni per evitare che esse si trasformino in malattia o che assumano comportamenti non accettabili.

Credere nella libertà dell'uomo non è un atto di fede ma di coraggio che ti fa sentire concreto nelle varie vicissitudini della vita senza attendere aiuto da spettri invisibili come l'educazione o altre forze formative bene organizzate dentro di noi.

Forse abbiamo bisogno di ripensare a un nuovo umanesimo per riconquistare l'anima perduta nel mare della superficialità che si colma con i temi cari al Petrarca.

  • Elogio dell'operosità umana;
  • Le lettere come nutrimento dell'anima;
  • lo studio come fatica incessante e inarrestabile;
  • la cultura come strumento del vivere civile e sociale.
 

Bibliografia

  • Da Rotterdam E., "De Libero Arbitrio", Edizione Studio Tesi, 2021
  • Diamond J., "Armi, Acciaio e Malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni", Einaudi, 2014