In questo articolo, affrontiamo un tema di fondamentale importanza: la prevenzione sanitaria. È dimostrato che adottare abitudini sane e sottoporsi a controlli regolari può migliorare la qualità della vita e aumentare significativamente l'aspettativa di vita. Ci sono due tipi principali di prevenzione: prevenzione primaria e prevenzione secondaria. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Illustrazione 1 - Chirurgia Generale

Prevenzione primaria: vivere più a lungo e meglio

La prevenzione primaria si concentra sulle abitudini quotidiane che possono evitare l'insorgenza di malattie. Ecco alcune azioni semplici che possono fare una grande differenza:
 
  • smettere di fumare: Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per malattie cardiache, ictus e cancro. È stato dimostrato che smettere di fumare può aumentare l'aspettativa di vita di circa 8-10 anni. Inoltre, i non fumatori vivono mediamente una vita con una qualità superiore, avendo un rischio significativamente ridotto di malattie croniche;
  • camminare e fare attività fisica: fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata alla settimana può ridurre del 30% il rischio di malattie cardiovascolari e migliorare notevolmente la qualità della vita, mantenendo il corpo in forma e riducendo il rischio di diabete, obesità e ipertensione;
  • alimentazione sana: seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, e povera di grassi saturi e zuccheri, può ridurre del 25% il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e tumori. Una dieta sana non solo prolunga la vita, ma migliora anche la salute generale, riducendo l’incidenza di malattie croniche.
  • moderare l’alcol: ridurre il consumo di alcol a livelli moderati può aumentare l’aspettativa di vita di circa 1-2 anni e ridurre il rischio di cancro del fegato e malattie epatiche.
Adottare queste semplici abitudini può non solo allungare la vita, ma anche migliorare significativamente la qualità della vostra vita quotidiana.
 

Prevenzione secondaria: scoprire le malattie prima che sia troppo tardi

La prevenzione secondaria si basa sull'identificazione precoce delle malattie, anche in assenza di sintomi, attraverso esami e controlli regolari. Ecco alcuni dei più importanti:
 
  • esami del sangue: monitorare regolarmente i valori di colesterolo e glicemia può ridurre fino al 20-30% il rischio di infarti e ictus, grazie all'individuazione e al trattamento precoce di condizioni come ipercolesterolemia e diabete;
  • elettrocardiogramma (ECG): fare controlli cardiaci regolari può rilevare problemi cardiaci nascosti e ridurre il rischio di eventi cardiaci gravi fino al 15-20%, permettendo di intervenire tempestivamente;
  • screening oncologici (mammografie, colonscopie, ecc.): questi esami possono aumentare le possibilità di sopravvivenza fino al 90% nei casi di diagnosi precoce di alcuni tipi di tumore, come quello al seno o al colon. Ad esempio, lo screening per il tumore al colon può ridurre il rischio di morte del 50% in coloro che lo fanno regolarmente;
  • ecografie e altri esami strumentali: esami come le ecografie addominali possono rilevare anomalie nei principali organi e permettere interventi prima che la condizione peggiori, migliorando così le possibilità di guarigione e di vivere più a lungo.
Questi controlli sono particolarmente raccomandati per chi ha superato i 60 anni, ma possono essere utili anche a persone più giovani, soprattutto in presenza di fattori di rischio familiari.

 

Conclusione

Investire nella prevenzione primaria e secondaria significa investire nella propria salute e nel proprio futuro. Le statistiche dimostrano che chi adotta uno stile di vita sano e si sottopone a controlli regolari può vivere non solo più a lungo, ma anche meglio.
Vi invito a considerare questi dati e a fare della prevenzione una priorità. Il nostro studio è a vostra disposizione per qualsiasi domanda o per pianificare i vostri prossimi esami.

 

Bibliografia

  • Mach F, Baigent C, Catapano AL, et al. 2019 ESC/EAS Guidelines for the management of dyslipidaemias: lipid modification to reduce cardiovascular risk. Eur Heart J. 2020;41(1):111-188.