Cos’è la manometria anale clinica?
E’ un metodo diagnostico per quantificare la capacità pressoria del complesso sfintere anale durante le varie fasi della defecazione e la continenza anale. Nell’ambito della proctologia, insieme alla defecografia/defecorisonanza, ecografia endoanale con sonda rotante ed ecografia perineale e elettromiografia perineale, è un esame di seconda scelta, considerato di fascia medio-alta.
Si tratta di un esame assolutamente indolore che, tecnicamente, viene eseguito mediante l'uso di sonde in plastica rilevatrici collegate ad un registratore di pressione.
Non è necessaria alcuna preparazione prima dell’esame oppure si può eseguire un clisma evacuativo di 200 cc privo di glicerina 2 ore prima dell’esame.
Come viene eseguita la manometria?
È consigliabile praticare l’esame in una seduta dedicata, non in concomitanza con l’esplorazione rettale, l’anoscopia e l’ecografia endoanale, per essere sicuri che la pressione esercitata sugli sfinteri durante tali manovre non modifichi i dati pressori.
Il paziente viene fatto accomodare sul lettino in decubito laterale sinistro. La sonda viene inserita nell'ampolla rettale e poi ritirata lentamente. Durante l’esame si richiede al paziente di stringere l’ano e rispettivamente di spingere, fare respiri profondi e alcuni colpi di tosse. Complessivamente l’esame dura circa un quarto d’ora. Alla fine rilasciato un documento tramite un software di refertazione dedicato con la misurazione dei parametri specifici e con le conclusioni cliniche dell’esame.
Quando effettuare l’esame?
Per:
- tutte le forme di stipsi rettale cronica: malattie congenite (morbo di Hirschprung, aganglia congenita) soprattutto quando il segmento affetto è troppo corto e la biopsia risulterebbe tecnicamente difficile o con falsa positività); stipsi cronica idiopatica; sindrome da ostruita defecazione; dissinergia addomino-pelvica; alvo neurogeno;
- diarrea cronica (intesa come frequenza patologica dell’evacuazione, estrema urgenza dello stimolo evacuativo, tenesmo, difficoltà di trattenere le feci in caso di urgenza) o incontinenza (perdita franca di feci);
- test diagnostico nel dolore perineale, dolore pelvico cronico;
- valutazione preoperatoria per vari tipi di malattie (prolasso, ragadi, emorroidi, tumori). Inoltre, ai pazienti con un pregresso ano praeter (colostomia) in vista di ricanalizzazione per valutare la fattibilità di un ileo-ano-anastomosi;
- i programmi di riabilitazione mediante l’esecuzione di biofeedback-training per il recupero funzionale ano-rettale e del pavimento pelvico. Anche il monitoraggio dei risultati ottenuti si avvale alle misurazioni manometriche.
- la difficile diagnosi delle lesioni neurologiche non facilmente definibili: lesioni encefaliche o midollari, tumori (mielomeningocole), dopo resezioni del sacro, neuropatie del pudendo, sclerodermia e distrofia miotonica (malattia di Steinert). In questi casi la manometria non è un esame di prima o seconda scelta ma fornisce informazioni utili a completamento degli esami morfologici e delle altre indagini funzionali. E’ anche possibile che gli approfondimenti diagnostici di tipo neurologico vengano intrapresi proprio sulla base delle alterazioni manometriche che non trovano riscontri nella storia clinica o sul piano squisitamente coloproctologico;
- per il confronto tra la condizione pre- e postoperatoria in chirurgia ano-rettale o addominale, per valutare se l’intervento eseguito ha modificato la funzionalità e la continenza ano-rettale per escludere che certi sintomi insorti in seguito siano in relazione all’intervento stesso;
- per la documentazione e la valutazione dei danni sfinteriali anali che possono far seguito al parto per via vaginale.
Si sottolinea, inoltre, che l’esame può assumere anche una valenza di tipo medico-legale:
Bibliografia
- Carac, A., et al. "Nuove metodologie diagnostiche nella patologia anorettale."
- Cavazzoni, Emanuel. Manuale di Manometria Anale Clinica. Youcanprint, 2016.
- Hirschsprung, Diagnosi di Malattia. "Diagnostica strumentale della stipsi cronica." OMMARIO 2014: 21.