Il termine di "Vertigine" è molto ambiguo e, dal punto di vista del Paziente, corrisponde ad una serie di sensazioni sgradevoli ed invalidanti che vanno dalla rotazione del corpo e dell'ambiente alla instabilità fino alla perdita dell'equilibrio, dalla sensazione di testa vuota o piena all'impressione di galleggiamento. Per di più, la vertigine può essere accompagnata da altri sintomi quali la nausea ed il vomito, il pallore e la sudorazione, la cefalea, le alterazioni della vista e dell'udito, l'ansia, la paura, il panico.
     Dopo questa premessa, si comprende bene l'angoscia del Paziente vertiginoso e dei  congiunti i quali, nei casi di insorgenza più improvvisa e violenta del sintomo, sono portati ad allarmarsi nel timore che la causa del disturbo sia di natura particolarmente grave.
     E' ovvio che una possibilità del genere esiste ma le statistiche sono concordi nel dimostrare che, nella realtà, le cause "maligne" riguardano meno dell'1% dei casi.
     A questo punto, appare evidente la necessità di fare quanto prima una diagnosi precisa della causa che provoca la vertigine e dei meccanismi patologici che essa mette in giuoco. A tal fine, sono determinanti sia la collaborazione attiva del Paziente sia la capacità clinica del Medico.
     Pertanto, vincendo il turbamento generale indotto dalla vertigine, il Paziente dovrà fare ogni sforzo per riferire con precisione l'ora, il luogo e le circostanze della manifestazione del disturbo, i movimenti e/o le posizioni che lo suscitano o lo attenuano, la durata dei singoli episodi, gli eventuali sintomi associati (ipoacusia, acufeni, disturbi visivi, cefalea, difficoltà dell'equilibrio e della marcia, testa vuota o pesante, nausea, vomito, ecc.).
     Il passo successivo spetta al Medico e consiste nell'esame dell'orecchio e dell'udito nonché nello studio dei movimenti volontari e riflessi dell'occhio. Questi rilievi vanno fatti quanto prima possibile (meglio se già nelle prime ore) poiché la possibilità di ottenere dati significativi si riduce fino a scomparire con la cessazione della vertigine e, dopo 8-10 giorni, l'esame audio-vestibolare perde gran parte della sua utilità. Inoltre, è anche necessario che questo esame venga effettuato da uno specialista "dedicato" e cioè esperto di semeiotica vestibologica.
     Nell'attesa dell'intervento dello Specialista, il Paziente rimarrà immobile nella posizione che egli stesso troverà, al riparo da luci e suoni. Egli si asterrà dall'assumere cibo e, nausea permettendo, si contenterà di qualche cucchiaino d'acqua. In questa fase, è consigliabile rinunciare ai farmaci antivertiginosi ovvero limitare la scelta a quelli che meno modificano la motilità riflessa dell'occhio (derivati della levosulpiride) e che, finchè dura la nausea, vanno assunti soltanto per via iniettiva.
     Una volta acquisiti i dati necessari ad un iniziale orientamento diagnostico, il Curante potrà istituire a ragion veduta un primo trattamento medico e, se necessario, richiedere ulteriori indagini strumentali.