L'ipoacusia nell'anziano riconosce le stesse cause di quella delle altre età ma con alcune significative aggravanti. In primo piano, tra queste, la socioacusia e la presbiacusia, i processi degenerativi tossici o di altra natura a carico del labirinto e del SNC, gli effetti a lungo termine di diverse patologie generali circolatorie ed endocrino-metaboliche. Di impatto relativamente minore, ma non trascurabile, sulla funzione uditiva sono invece le disfunzioni e le flogosi tubo-timpaniche.
     In tale situazione, i problemi diagnostici, terapeutici e riabilitativi richiedonol'approccio coordinato di molteplici professionalità. Infatti, la diagnosi delle ipoacusie dell'anziano deve comprendere, oltre alla definizione patologica e funzionale dello specialista ORL, anche la valutazione neuropsichiatrica, internistica ed audio-protesica per rendere possibile il trattamento più appropriato. Peraltro, nei soggetti in età avanzata, è sempre più necessario il ricorso a sofisticate applicazioni protesiche capaci di compensare il deficit uditivo e, soprattutto, di sottrarre il Paziente all'isolamento ed alla depressione.
     Come è ben noto, negli ultimi decenni sono stati realizzati grandi progressi nella "resa" di questi
dispositivi cosicché un numero crescente di soggetti può trarre un reale beneficio dalla loro applicazione. Il merito di tutto ciò spetta evidentemente alle conquiste della fisica acustica contemporanea oggi  in grado di fornire apparecchi capaci di limitare l'intensità dei suoni, di variare  l'ampiezza del campo tonale, di filtrare i rumori, di produrre una captazione selettiva direzionale dei segnali verbali, ecc.
     Ad ogni modo, tutto ciò non deve indurre a dimenticare che esistono ancora situazioni (rare, per fortuna)  in cui l'applicazione della protesi è prevedibilmente impossibile come nei soggetti con adattamento patologico (più ascoltano e meno  sentono) ovvero in quelli affetti da cerebropatie degenerative per cui percepiscono i suoni  senza riconoscerne il significato. Esistono infine numerosi casi in cui il successo può essere conseguito soltanto con la convergenza della attiva collaborazione del Paziente ipoacusico e della abilità del Protesista nella scelta e nell'adattamento dell'apparecchio.
      Il compito dello Specialista ORL si riassume nella diagnosi approfondita dei processi fisiopatologici responsabili dell'ipoacusia, nella terapia delle condizioni potenzialmente capaci di peggiorare ulteriormente la funzione uditiva, nella individuazione delle caratteristiche fondamentali della protesi (mono o bilaterale, per via aerea o via ossea, direzionale, con limitatore di intensità, con modulatore di ampiezza del campo tonale, ecc.).
      Al Medico di base spetta invece l'attento controllo del Paziente anziano con particolare riguardo all'evitamento dei farmaci potenzialmente ototossici (chinino, salicilici, streptomicina  e gentamicina, furosemide ed acido etacrinico, betabloccanti, ecc,) così come alla salvaguardia e, se del caso, al potenziamento delle funzioni cerebrali e psicologiche.
     E' ovvio  che il successo delle applicazioni protesiche non dipende soltanto dalle capacità tecniche del Medico di base, dello Specialista ORL e dell'Audioprotesista quanto dalla loro armonica interazione con il Paziente.  Pertanto, è  auspicabile che la protesizzazione acustica  non sia considerata  un mero procedimento "meccanico" quanto  un atto che coinvolge persone e che va ispirato a simpatia e comprensione. A questi sentimenti è necessario attenersi  già nella  fase della proposta,  tenendo presente che se il Paziente si sentirà forzato ad accettarla, inizierà a respingere la stessa idea della protesi, rifiuterà di partecipare in modo attivo all'adattamento e farà fallire l'intera operazione.