Cosa sono le vertigini emicraniche?
L'argomento è quello di più scottante attualità e al tempo stesso uno dei più antichi della letteratura medica. Infatti, la correlazione tra vertigine ed emicrania è già chiaramente enunciata da Areteo di Cappadocia (I - Il sec. d. C.) nella trattazione delle malattie del capo da lui distinte in emicrania, vertigine ed epilessia ma concepite come entità cliniche della stessa natura, diverse soltanto per la gravità e curabili con gli stessi metodi. In tempi più vicini, lo stesso Menière (1861) riferì di aver osservato un elevato numero di emicranici tra i suoi pazienti ma, soltanto negli ultimi decenni, tale associazione è stata approfondita con effetti sorprendenti dal punto di vista dottrinario e terapeutico.
Epidemiologia
Oggi disponiamo di una imponente documentazione epidemiologica che ci permette di affermare, con buona sicurezza, che la coincidenza dei sintomi vestibolari e di quelli emicranici si registra in circa la metà dei menierici ed in circa un quarto dei soggetti con generica diagnosi di emicrania. Tuttavia, la coincidenza dei sintomi appare molto più frequente in forme particolari quali:
- l'emicrania basilare;
- la cosiddetta malattia di Menière vestibolare;
- la vertigine ricorrente dell'adulto e, cioè, in manifestazioni di nosografia ancora mal definita .
Esse sono tutte caratterizzate da sintomi emicranici personali o familiari e disturbi vestibolari associati o alternanti. Altri tratti comuni a queste sindromi sono rappresentati dalla frequente dipendenza dai medesimi fattori scatenanti. dal carattere ricorrente del decorso clinico, dalla sensibilità a trattamenti farmacologici antiemicranici. Una significativa presenza di sintomi emicranici si rileva anche nella canalolitiasi e, in particolare, nelle forme con prolungata recidività.
Quali sono le cause?
A proposito della sensibilità ai farmaci antiemicranici, anche dei disturbi vestibolari associati è opportuno sottolineare che la sua dimostrazione costituisce una irrinunciabile controprova per definire la natura emicranica dei disturbi. Come è ovvio, neanche in questo caso, il criterio "ex iuvantibus" è di per sé determinante ma, insieme ai dati anamnestici e cimici, assume spesso valore decisivo.
Come si curano?
In particolare, vanno presi in considerazione i farmaci antiemicranici comunemente impiegati a fine profilattico quali:
- i betabloccanti;
- la flunarizina;
- il pizotifene;
- le amine tricicliche;
- i derivati dell'acetazolamide.
I meccanismi attraverso i quali le sostanze ricordate agiscono sull'emicrania e, forse, sulla vertigine sono diversi e finora non provati:
- i betabloccanti preverrebbero possibili spasmi nel territorio basilare;
- la flunarizina normalizzerebbe le alterazioni dei canali del calcio;
- anche i derivati dell'acetazolamide agirebbero sui canali del calcio sebbene in via indiretta;
- dei pizotifene, noto come antiserotoninergico e clinicamente efficace sulla vertigine quanto la flunarizina, non si conosce l'ipotetico meccanismo di azione sui riflessi vestibolari;
- le amine tricicliche, largamente impiegate nella profilassi dell'emicrania, sono spesso efficaci anche nella prevenzione degli attacchi vertiginosi.
La scelta della terapia
Nelle casistiche finora pubblicate non è dato cogliere alcun chiaro criterio di scelta tra i diversi farmaci e, in concreto, conviene ricorrere all'esperienza del neurologo oppure selezionare la sostanza in relazione alla minore propensione agli effetti secondari. In ogni caso, il farmaco prescelto va somministrato almeno per un mese prima di valutare l'efficacia e, nel caso, protrarre l'assunzione per un ulteriore trimestre. I farmaci vanno prescritti uno alla volta e la sola associazione prevista è quella con i derivati dell'acetazoiamide. Per questi ultimi si consiglia la dose minima efficace e cioè quella che non provoca la comparsa delle parestesie periorali o delle estremità.
L'efficacia dei farmaci impiegati nell'attacco emicranico come i triptani, sebbene affermata da sporadiche segnalazioni, non sembra ancora confermata per gli attacchi di vertigine; pertanto, in queste circostanze conviene ancora ricorrere ai sintomatici tradizionali.
Come è dato intuire, la correlazione tra emicrania e vertigine promette progressi straordinari in tema di chiarimenti fisiopatologici e cimici e tanto basta per giustificare ogni possibile sforzo conoscitivo in questa direzione.
Bibliografia
- Barbato, Salvatore. "Reperti otoneurologici nella vertigine emicranica." (2011).
- Vitte, E. "Vertigini." EMC-AKOS-Trattato di Medicina 11.4 (2009): 1-4.
- Vitte, E. "Vertigine: orientamento diagnostico." EMC-AKOS-Trattato di Medicina 14.3 (2012): 1-7.