Il nome di questa malattia è molto conosciuto ma molto meno ne sono la natura, il quadro clinico ed il trattamento sebbene la sua prima descrizione, ad opera di Prospero Menière, risalga al lontano 1861. L'individuazione della forma morbosa ebbe enorme risonanza poiché, per la prima volta, la causa della vertigine fu localizzata nell'orecchio interno e non nel cervello come creduto fino ad allora.
Oggi, le affezioni che si manifestano con vertigine sono note in molti particolari e, riguardo all'epidemiologia, è accertato che la malattia di Menière riguarda circa il 7? 8 % di tutti i vertiginosi e che la lesione che la caratterizza è la dilatazione idropica del labirinto membranoso secondaria all'aumento di volume dell'endolinfa.
Le cause della malattia permangono ignote mentre meno oscuri sono i fattori scatenanti o aggravanti degli attacchi.
All'inizio, i disturbi consistono in ipoacusia neurosensoriale fluttuante e monotaterale, in sensazione di ovattamento auricolare e ronzio auricolare, in attacchi di vertigine rotatoria con nausea e vomito che durano ore. Le crisi, frequenti nei primi mesi, col tempo si rarefanno e tendono a cessare quando la soglia si stabilizza intorno ai 60 dB di perdita;
purtroppo, nel 20? 40% dei pazienti l'ipoacusia assume carattere progressivo e bilaterale.
La diagnosi è facile nei casi completamente evoluti. Nelle prime fasi, invece, soltanto la ripetizione degli attacchi o la definizione strumentale dell'ipoacusia consentono un giudizio conclusivo. In casi particolari, può rendersi necessario il ricorso a TAC o RMN per escludere patologie di diversa natura.
La terapia è il capitolo più impegnativo poiché, a parte l'uso dei sintomatici per sedare la vertigine ed il vomito negli attacchi, si deve ammettere che una cura causale è tuttora indisponibile. Quindi, le sofferenze dei Pazienti possono essere soltanto attenuate con l'identificazione e la neutralizzazione dei fattori scatenanti delle crisi ovvero interferendo con i meccanismi responsabili dello scompenso dell'idrope.
Tra i fattori scatenanti, ricordiamo lo stress, le turbe cardio-circolatorie, alcune disendocrinie, le alterazioni del metabolismo idro-salino. In alcuni casi i meccanismi responsabili dell'insorgenza degli attacchi sono simili a quelli dell'emicrania e, di conseguenza, se ne può ottenere il controllo con le stesse terapie.
Quando le cure mediche risultano inefficaci, si può ricorrere alla labirintotomia farmacologica mediante l'iniezione intratimpanica di antibiotici ototossici ovvero alle metodiche chirurgiche.