Screening per il tumore del colon-retto: adesione e preoccupazioni

L'adesione allo screening per il tumore del colon-retto in Italia è più bassa rispetto a quelle per la diagnosi precoce del tumore al seno e alla cervice uterina. Da qui, la preoccupazione per quello che potrebbe essere l'impatto della pandemia di Covid-19 sull’incremento di tumori del colon retto causati da drastiche riduzioni nei programmi di screening.
 

Illustrazione 1 - Chirurgia Generale​​

Cosa vuol dire fare lo screening?

Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione allo scopo di individuare una malattia - o i suoi precursori - prima che si manifesti.

Nella nostra Asl, come in gran parte del territorio italiano, sono attivi programmi di screening che riguardano il tumore del seno, quello del collo dell’utero e quello del colon. Questi tumori sono tra quelli più frequenti nella popolazione. In particolare, per la popolazione femminile, sono: mammella (30%), colon retto (12%) e polmone (12%). Per quella maschile, invece, sono: prostata (19%), polmone (15%) e colon retto (14%).

Cosa provoca il tumore al colon-retto?

Il tumore del colon retto, così come gli altri tumori, trovano nella variabile tempo un fattore prognostico fondamentale: il cancro del colon-retto è una neoplasia spesso conseguente ad una evoluzione di lesioni benigne (polipi adenomatosi), che si trasformano in un periodo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) in cancro.

 

Come funziona lo screening del colon retto?

Lo screening seleziona attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci, una fetta di popolazione con una maggiore probabilità di essere affetta da lesioni polipoidi. La successiva colonscopia, riservata ai positivi alla prima indagine, consente di interrompere la catena che porta dal polipo al cancro. Asporta, appunto, la lesione ancora prima che questa si trasformi, oppure consente di intervenire su una lesione già cancerizzata. Agisce, tuttavia, in una fase precoce, in cui la possibilità di cure radicali e risolutive è molto alta.

Screening del colon retto e l'impatto del Covid

La prima ondata di Covid ha causato la perdita di oltre 1.4 milioni di esami diagnostici, dai quali si è stimato in circa 600 le mancate diagnosi di tumore del colon-retto.

La seconda ondata e lo stop delle attività non urgenti ha causato una seconda grave interruzione, proprio mentre la ripresa iniziava a marciare a ritmi più sostenuti. Fortunatamente, l’attività ordinaria ambulatoriale e di ricovero è stata ripristinata e con essa è ripresa in pieno l’attività di screening. 

Come richiedere screening colon retto?

Posto che tutti i programmi di screening sono assolutamente gratuiti e non sono soggetti a liste d’attesa, i beneficiari di questo screening sono tutti i cittadini, di entrambi i sessi, di età compresa tra i 50 ed i 74 anni (fascia in cui il rischio di malattia aumenta). L'indagine consiste nella ricerca di sangue occulto nelle feci, esame non invasivo per il quale non è richiesta alcuna preparazione. Il test, come detto, è gratuito e non necessita di alcuna prescrizione medica.

Le persone individuate nella fascia di età ricevono a casa dall'ASL una lettera d'invito. Per aderire, è sufficiente presentarsi con la lettera di invito presso lo studio del proprio Medico di Medicina Generale o, in alternativa, presso una qualsiasi delle farmacie aderenti. Qui potranno ritirare il materiale per l’esecuzione del test. Il test andrà, poi, consegnato nei punti di raccolta predisposti che invieranno direttamente a domicilio dell’interessato il risultato.

Cosa vuol dire quando l'esame delle feci è positivo?

La ricerca del sangue occulto nelle feci in condizioni normali è negativa. Un risultato positivo al test è indicativo di un sanguinamento anomalo del tratto gastrointestinale. Questa perdita di sangue potrebbe essere dovuta ad ulcere, diverticolosi del colon, polipi benigni, emorroidi, cancro al colon.

Se si verifica questa evenienza, il passo successivo da compiere è quello di sottoporsi ad una colonscopia. Anche il questo caso, la nostra Asl ha un percorso (PDTA) specifico: ci si reca in uno degli ambulatori endoscopici aziendali (Marcianise, Aversa, Endoscopia Digestiva chirurgica P.O. di Piedimonte Matese, Sessa Aurunca) dove si ricevono tutte le informazioni del caso. Si riceve, inoltre, la preparazione (soluzione lassativa) necessaria per l’esecuzione dell’esame e, successivamente, si concorda il giorno in cui eseguire la colonscopia. Va ribadito che tutta la procedura è assolutamente gratuita, non sono necessarie impegnative, non servono prenotazioni o passaggi al Cup e non vi sono tempi di attesa.

 

Come si svolge l'esame di colonscopia?

La colonscopia è un esame endoscopico che, grazie all’utilizzo di uno strumento flessibile e manovrabile, consente l’esplorazione dell'intero colon. Oltre ad essere un efficace strumento diagnostico, la colonscopia è anche uno strumento terapeutico. Nel caso venisse confermata la presenza di polipi consente, infatti, di rimuoverli nel corso della stessa seduta endoscopica, senza sostanziali fastidi per il paziente. Viene generalmente eseguita in sedazione cosciente, che attenua in modo sostanziale il discomfort legato all’esame.


Perché ci si ammala di tumore al colon?

Per ciò che concerne i fattori di rischio, essi rappresentano quelle condizioni che, quando presenti nella vita di un soggetto, aumentano la probabilità di andare incontro ad una determinata patologia. Possono essere legati a fattori genetici e agli stili di vita. Tra i primi ricordiamo:

  • età: >90% dei casi si sviluppa in persone di oltre 50 anni;
  • storia personale o familiare di polipi e/o di cancro del colon-retto;
  • malattie infiammatorie croniche intestinali: morbo di Crohn, RCU;
  • sindromi ereditarie: poliposi adenomatosa familiare, carcinosi ereditaria del colon-retto su base non poliposica (Sindrome di Lynch).

Gli stili di vita favorenti, invece, sono:

  • sedentarietà;
  • scarso consumo di frutta e verdura;
  • dieta ricca di grassi e con poche fibre;
  • eccesso ponderale;
  • consumo di alcool;
  • fumo.

Mentre non è possibile incidere sui primi, molto si può fare per ridurre o eliminare completamente queste cattive abitudini che predispongono ad ammalarsi di tumori del colon.

 

Come capire se si ha un tumore al colon?

Va detto che, nella maggior parte dei casi, i sintomi sono sfumati o assenti, basti pensare che i polipi danno sintomi solo nel 5 per cento dei casi e, in genere, si tratta di piccole perdite di sangue rilevabili con la ricerca del "sangue occulto".

Il sintomo che più di tutti allarma il paziente è, sicuramente, il sanguinamento rettale: la rettorragia. Ma altri sintomi e segni dovrebbero indurci a prestare attenzione ed approfondire. Citerei, tra questi, il cambiamento delle abitudini dell’evacuazione in generale o, talora, una stitichezza ostinata, alternata a diarrea. Anche l’anemizzazione è un campanello d’allarme importantissimo. Altri sintomi precoci ma vaghi e saltuari, quali la stanchezza e la mancanza di appetito, la perdita di peso, sono spesso trascurati dal paziente.

Di fronte a queste problematiche, soprattutto quando ci si trova nella fascia di età maggiormente a rischio (50 – 75 anni), è opportuno avvisare subito il proprio medico che provvederà a richiedere esami specifici ed, eventualmente, una colonscopia.

 

Bibliografia

 
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