“La farfalla non conta i mesi, ma i momenti e ha tempo a sufficienza”.
Ringrazio il poeta Rabindranath Tagore per questo assist con questa, ormai, celebre frase che mi permette di presentarvi questo spazio “Psico. Kairos – Tempo per sé”.
Questo luogo della psiche germoglia da una precisa visione e concezione del tempo: il momento propizio, opportuno.
Come si indica il tempo?
Facendo un rapido salto indietro e tornando per un attimo tra le braccia della cultura madre della tragedia e della commedia (le quali, diciamolo, caratterizzano la nostra quotidianità), possiamo imbatterci in almeno tre modi di indicare il tempo: Aion, Kronos e Kairos.Con questi tre miti del tempo, prima o poi, ognuno di noi si ritrova a fare i conti.Aion è il divino principio creatore: rappresenta l’eternità, l’inesauribile, l’intera durata della vita. Kronos rappresenta, invece, il tempo cronologico, lo scorrere del tempo (“ed il logorio che lo pervade” citando il caro Tizianuccio ed il Maestro Battiato … però, dai a volte anche meno tragici!) nelle sue dimensioni di passato, presente e futuro.
Che cosa vuol dire Kairos?
Kairos ci riporta, in un qualche modo, al cosiddetto “tempo debito”, il tempo propizio, opportuno, la buona occasione. È un tempo nel mezzo, un momento all’interno di un periodo di tempo indeterminato, in cui può accadere qualcosa, o meglio, possiamo far succedere qualcosa di importante per noi.
“Cogli l’attimo!” diceva qualcuno. Qualche altro, cinematograficamente parlando, si mise in piedi su di una cattedra esortando a vedere il mondo da angolazioni diverse. Ecco, è proprio qui che voglio soffermarmi, in questo diverso luogo della nostra psiche - che talvolta dimentichiamo, concentrandoci solo sul buon vecchio Kronos - che, a volte, ci appesantisce con un’estrema aderenza alla realtà delle scadenze, della mancanza di tempo per fare, dare, avere e chi più ne ha più ne metta!
Che caratteristiche ha il tempo?
Il nostro amico Kairos è un giovanotto con delle ali sulla schiena ed ai piedi, impugna nella mano sinistra un rasoio a forma di mezzaluna sopra il quale poggia una bilancia che lui stesso disequilibria. Privo di capelli dietro la testa, ha solo un ciuffo pendente al lato.Il rasoio ci rammenta che l’opportunità persa è la più tagliente, le ali ci ricordano che l’occasione ci passa a fianco velocemente, il ciuffo sul lato e la mancanza di capelli dietro la testa stanno a significare che l’opportunità va colta nel momento in cui si presenta poiché, una volta passata, diviene imprendibile.
Il kairos, perciò, se riusciamo a coglierlo, consente di estendere il nostro spazio di esistenza perché amplia il nostro tempo rendendoci possibile l’azione e, in modo ancor più importante, ci permette di inserirci in maniera positiva all’interno del contesto relazionale.
Il mito
Il mito di Kairos ci ricorda che il momento propizio è sottile, tagliente come una lama di rasoio. E’ l’attimo dell’autodeterminazione in cui si pesa tra due sorti e si decide su quale piatto gravare.
Kronos e Kairos sono due modi diversi di vivere il tempo: Kronos, che rimanda al mito di Crono (Dio della mitologia greca) ci riporta ad una dimensione esterna di tempo, sequenziale e quantitativa che divora tutte le cose a che si riconduce all’efficacia, all’efficienza, al lavoro, all’omologazione, alla fame di avere. Kairos, invece, ci invita a vivere nel presente, nella quotidianità, agendo consapevolmente. Ci consente di entrare in una dimensione qualitativa del nostro tempo, personale, unica, diversa per ognuno di noi, ma, al contempo, presente in tutti noi, anche “solo” a livello dell’inconscio (collettivo).
Il pensiero di Jung
Il buon vecchio “Carlo Gustavo” Jung portò avanti la concezione del mito come emblema dell’attività psichica e come dimostrazione dell’ipotesi attorno all’inconscio collettivo ed ai relativi archetipi (tranquilli, ci ridiamo e scherziamo su prossimamente!)Tiro in ballo zio Jung perché per lui i miti e ed i sistemi mitici delle varie culture ci permettono di poter ritrovare le convergenze tematiche ed i motivi ricorrenti (come la distruzione, la morte, la vita, la separazione, l’incesto, ecc.) che accomunano, grazie all’esistenza dell’inconscio collettivo, tutti noi e che, allo stesso tempo, permettono di comprendere quanto lo stesso inconscio offra in maniera simbolica, ad ogni individuo, un senso a quel determinato momento specifico dell’esistenza.
Difatti, come abbiamo visto prima, ognuno di noi si è scontrato o si scontrerà con quei tre miti del tempo di cui abbiamo parlato.
Lo spazio “Psico.Kairos”
Questa lunga introduzione, che spero abbiate letto con una voce narrante dentro di voi, era necessaria per arrivare al centro della finalità di questo nuovo spazio di riflessione ed accoglienza che è “Psico.Kairos” il cui motto è “tempo per sé”.
Lasciando ad ognuno di voi l’interpretazione di questo “tempo per sé”, voglio condividere cosa mi abbia spinta a dare centralità ad un tempo per se stessi e, soprattutto, al tempo propizio.
Ho ascoltato più e più storie di vite che non riuscivano ad andare a tempo (né esterno, tanto meno interno), sovraccaricate da scadenze, obblighi, da irrefrenabili corse contro un tempo che scorreva troppo velocemente; storie di vite vissute a testa bassa per stare al passo con le richieste esterne, di vite che con difficoltà riuscivano a rallentare la loro corsa per ascoltare e comprendere quale fosse il loro proprio tempo ed il loro proprio passo da seguire; storie di vite che non sono riuscite a riconoscere e a cogliere il loro tempo propizio, il loro tempo creativo.
Un tempo creativo per la psiche
Ho deciso, quindi, di creare uno spazio che a sua volta potesse dar luogo al tempo creativo della nostra psiche. Un luogo in cui poter sostare, rallentare il passo, fermarsi a ricaricarsi, ma che al contempo possa permettere di agire secondo quell’attimo presente che ci proietta verso il futuro grazie a quell’attenzione costante che ci permette di leggere gli eventi.È qui che è possibile collocare la farfalla di cui parla Tagore, capace di vivere il presente, l’adesso, che permette di cogliere gli attimi, i momenti che ci permettono di dire di avere “tempo a sufficienza”.
Il Kairos è un tempo rivelatore, una “porta sulla nostra interiorità”.
Bibliografia
- Graham, Colin A. "Carpe diem." European Journal of Emergency Medicine 20.2 (2013): 71.
- Miller, Carolyn R. "Kairos in the rhetoric of science." A rhetoric of doing: Essays on written discourse in honor of James L. Kinneavy 310 (1992): 327.
- Sipiora, Phillip, and James S. Baumlin. Rhetoric and kairos: Essays in history, theory, and praxis. SUNY Press, 2002.
- Sullivan, Dale L. "Kairos and the Rhetoric of Belief." Quarterly Journal of Speech 78.3 (1992): 317-332.