Rapporto tra sport e infortuni traumatici 

È stata condotta un’analisi retrospettiva di 2611 sportivi infortunati allo scopo di esaminare l’incidenza degli eventi patologici legati alla pratica dello sport agonistico e non agonistico, a tal fine sono stati analizzati i dati contenuti nelle cartelle informatizzate di traumatologia dei 2611 sportivi infortunatisi nell’arco di 26 mesi dal gennaio 2009 al marzo 2011 e afferiti al Servizio di Traumatologia del Centro di Medicina dello Sport di Casalecchio di Reno dell’Azienda USL di Bologna.  

Illustrazione 1 - Medicina dello Sport

Dallo studio emerge la necessità di dare risposte appropriate al mondo sportivo riguardo alle patologie legate allo sport. Gli autori ritengono, infatti, che l’appropriatezza degli interventi di ordine diagnostico e terapeutico e la tempestività d’intervento nel risolvere le patologie legate allo sport possano essere offerte con maggiore competenza da medici dello sport esperti nel campo traumatologico sportivo. Auspicano pertanto l’istituzione di Servizi di Traumatologia dello sport all’interno dei Centri di Medicina dello Sport. 

È noto che lo sport, praticato con costanza e corrette modalità, porti degli indubbi vantaggi in termini di salute e di prevenzione delle malattie croniche invalidanti (cardiovascolari, dismetaboliche, neoplastiche etc.), tant’è che le istituzioni che si occupano della salute, a livello sia  internazionale (OMS) sia nazionale (Ministero della Salute), raccomandano con sempre maggior vigore ai Servizi di Sanità Pubblica di sostenere campagne di promozione dell’attività sportiva e motoria per tutte le età e per ogni condizione socioeconomica. 

L’attività motoria praticata regolarmente, e in particolare quella sportiva agonistica, presenta la possibilità di incorrere in infortuni, a volte anche gravi, tanto durante la fase di allenamento quanto durante l’attività ricreativa, ma anche nel corso di prestazioni agonistiche. 

Particolare attenzione va, pertanto, rivolta già alla fase di allenamento, durante la quale, a volte, possono essere effettuati carichi di lavoro eccessivamente elevati in termini sia di intensità sia di frequenza, senza la salvaguardia di un’idonea periodizzazione degli stessi e senza il rispetto dei necessari tempi di recupero finalizzati al progressivo adattamento delle strutture muscolo-tendinee coinvolte. Il conseguente sovraccarico delle stesse può, infatti, comportare l’insorgenza di una sintomatologia dolorosa correlata a fenomeni di tipo infiammatorio o a vere e proprie patologie a carico dell’apparato mioentesico. Spesso queste patologie assumono persino connotazioni cliniche talmente specifiche da rappresentare tipiche manifestazioni caratteristiche della singola disciplina sportiva (gomito del tennista, gomito del golfista, ginocchio del saltatore, spalla del lanciatore etc.). 

A tutto ciò possiamo aggiungere la possibilità che durante l’attività sportiva, specie agonistica, si possano verificare traumi acuti, diretti e indiretti. A tal proposito, risulta di particolare difficoltà per il soggetto che ha subìto un trauma o affetto da patologia mioentesica da sport trovare risposte professionali adeguate e strutture referenti con competenze certe.

Per questo iniziano spesso le peripezie del paziente, che si rivolge a professionisti appartenenti a strutture di discipline diverse come per esempio la fisiatria, l’ortopedia, la reumatologia e la radiologia trovando perlopiù risposte parziali. A parere degli scriventi risulta infatti essenziale che i Centri di Medicina dello Sport si dotino delle infrastrutture, delle professionalità e delle competenze necessarie per fornire risposte sempre più specifiche nei confronti di una domanda che richiede appropriatezza e rapidità di risposta. Scopo della presente ricerca è mettere in evidenza, attraverso un’analisi di tipo retrospettivo, la frequenza dei traumi da sport nell’ambito di una popolazione sportiva di 2611 atleti di tutti i livelli prestativi, residenti nel territorio distrettuale della provincia di Bologna, valutata nell’arco di 26 mesi presso il nostro Centro. 

 

Materiali e metodi

Il Servizio di Traumatologia e riabilitazione del nostro Centro conta sulla disponibilità di sei medici specialisti in Medicina dello sport con riconosciute capacità in ambito traumatologico/riabilitativo per un totale di 25 ore settimanali (pari al 22% dell’attività settimanale complessivamente prestata). L’attività riabilitativa viene svolta da tre fisioterapisti per un totale di 96 ore settimanali. L’équipe si avvale anche di un laureato in scienze motorie con il compito, in casi selezionati, di realizzare sul campo l’eventuale ricondizionamento atletico prescritto al termine delle terapie eseguite. Il Servizio di traumatologia e riabilitazione si avvale in ambito diagnostico di un ecografo muscolo-tendineo di ultima generazione e in ambito terapeutico di comuni attrezzature fisioterapiche, oltre a macchine isotoniche e isocinetiche. 

Dal 1° gennaio 2009 al 31 marzo 2011 sono state registrate - attraverso apposito software dedicato - le caratteristiche dei traumi occorsi in occasione di attività sportiva negli atleti o persone dedite ad attività motoria di tipo ricreativo presentatisi negli ambulatori di traumatologia del nostro Centro di Medicina dello Sport (un totale di 2611 pazienti). 

La cartella clinica di traumatologia dello sport adottata comprende, oltre i dati anagrafici degli atleti, lo sport praticato, i dati anamnestici, l’esame clinico, la diagnosi, la prescrizione terapeutica, le terapie fisiche e manuali prescritte ed eseguite dai fisioterapisti, nonché l’esito delle cure prestate. L’estrazione dei dati inseriti ha consentito di identificare la tipologia di popolazione sportiva dal punto di vista anagrafico e dello sport praticato, i distretti anatomici maggiormente interessati dai traumi, le tipologie di terapie effettuate, gli esami integrativi richiesti, le terapie prescritte, i tempi medi di trattamento e gli esiti degli stessi.   

 

Chi è più interessato da infortuni?

I risultati riportati riguardano gli sportivi dei quali sono stati raccolti dati completi negli oltre due anni di indagine (tabella 1). Rispetto ai 2611 sportivi che si sono presentati presso il nostro Centro di Medicina dello Sport per ricevere assistenza a seguito di patologia legata allo sport, 1.829 casi sono soggetti di sesso maschile, pari a circa il 70% del nostro campione, mentre 782 casi riguardano il sesso femminile (29,95%). La fascia di età più rappresentata è quella fra 20 e 29 anni con 574 atleti (21,98%). La tabella mostra come siano presenti sportivi di tutte le età, da bambini sotto i 9 anni (13 casi), ad atleti master ultraottantenni (21 in totale). L’età media della nostra popolazione è risultata pari a 35,7 anni. 

 

Illustrazione 2 - Medicina dello Sport

 

Quali sport provocano più infortuni?

La tabella 2 riguarda la suddivisione degli atleti traumatizzati in base allo sport praticato; nel nostro campione lo sport con il maggior numero di sportivi traumatizzati (31,83%) è il calcio, seguito a grande distanza dal podismo (3,91%) e da tutti gli altri sport che risultano presenti con percentuali via via sempre più basse. Il 12,33% della casistica riguarda soggetti praticanti attività motoria di tipo ricreativo, non assimilabile a una singola disciplina sportiva. 

Illustrazione 3 - Medicina dello Sport

 

Quali parti sono più colpite?

Nella tabella 3 sono riportate le tipologie delle patologie traumatiche raggruppate per distretto anatomico principale. I distretti più soggetti ad affezioni traumatiche sono nell’ordine le patologie della coscia (23,29%) seguite da quelle del ginocchio (21,14%), quelle del rachide (19,11%) e via via da tutte le altre, con percentuali sempre meno significative. Dalla tabella 3 emerge, peraltro, come tutti i distretti anatomici siano interessati, anche se in misura nettamente diversa tra loro. 

 

Illustrazione 4 - Medicina dello Sport

La tabella 4 evidenzia invece le principali patologie in ordine decrescente di frequenza, e indipendentemente dallo sport praticato, per singola sede interessata. Le tre principali patologie diagnosticate con maggior frequenza da parte dei medici operanti presso l’ambulatorio di traumatologia sono risultate: la lesione di 1° grado a carico dei muscoli posteriori della coscia (122 pazienti pari allo 0,47%), la contrattura/elongazione dei muscoli posteriori della coscia (105 casi pari allo 0,40%) e la condropatia femoro-rotulea (104 casi pari allo 0,40%). Questi tre tipi di lesione rappresentano complessivamente soltanto l’1,27% di tutte le lesioni diagnosticate, a dimostrazione dell’estrema varietà di patologie rilevate che possono colpire gli atleti in occasione di attività sportiva o motoria e della maggior utilità di rappresentare i dati per raggruppamento distrettuale come in tabella 3. 

Illustrazione 5 - Medicina dello Sport

 

Quanti esami servono per una diagnosi?

La tabella 5 fornisce il dato relativo agli esami integrativi richiesti alla prima visita da parte dei nostri medici traumatologi: si tratta di 1.037 esami su un totale di 2611 atleti traumatizzati, pari al 39,72%. In 675 atleti (25,97%) è stata richiesta l’ecografia muscolo-tendinea quale esame gold standard di primo livello di approfondimento diagnostico. Tale indagine è risultata quella più richiesta, seguita nell’ordine dalla risonanza magnetica e dalla radiografia, mentre altri esami sono stati richiesti in un numero bassissimo di casi (25 su 1.037 esami, pari allo 0,02%). Ciò significa che in almeno un atleta su due è stata sufficiente la visita medica per porre la diagnosi clinica e che solo in un quarto dei casi è risultata necessaria l’integrazione diagnostica con ecografia muscolo-tendinea. 

 

Illustrazione 6 - Medicina dello Sport

 

Come vengono trattati gli infortuni?

Nella tabella 6 sono riassunte le terapie prescritte dai nostri medici. Tali terapie sono state prestate presso il nostro Centro nel 57% dei pazienti visitati. Il restante 43%, o non ha ricevuto prescrizioni, o ha effettuato le terapie presso altri centri medici. Dei 1.488 pazienti trattati presso il nostro Centro le principali terapie effettuate sono risultate: la Tecarterapia capacitiva (349 pazienti per una percentuale del 23,45%), la Tecarterapia resistiva (226 atleti pari al 15,19%) e le mobilizzazioni segmentarie (215 atleti pari al 14,45%). La tabella mostra anche il totale delle prestazioni effettuate ai 1.488 atleti trattati: 6.774 prestazioni, equivalenti in media a 4,55 prestazioni per ciascun paziente. 

Illustrazione 7 - Medicina dello Sport

Nella tabella 7, infine, è evidenziata l’efficacia delle terapie prescritte in termini di esito, registrate attraverso valutazioni oggettive da parte del medico durante la visita di controllo e raccolte dal paziente attraverso scheda soggettiva di rilevazione del dolore (VAS): risultati positivi si sono registrati nell’85,29% dei casi (706 pazienti guariti e 529 migliorati attraverso la rilevazione su scheda VAS di almeno 3 step di miglioramento); in termini di efficacia non sono stati raggiunti risultati positivi in circa il 4% dei pazienti trattati; infine è risultata significativa la percentuale di chi non ha terminato i trattamenti (158 atleti, pari al 10,88%). 

 

Illustrazione 8 - Medicina dello Sport

 

Come sono distribuiti gli infortuni?

La creazione di un database completo riguardante le patologie legate allo sport nei pazienti afferenti al Servizio di Traumatologia del nostro Centro, in un intervallo temporale di 26 mesi, permette, oltre alla raccolta di informazioni rilevanti di ordine epidemiologico e di carattere organizzativo, l’identificazione dei distretti anatomici maggiormente interessati nelle principali discipline sportive. 

I nostri dati concordano con quelli della letteratura circa la netta prevalenza di infortuni nel sesso maschile e sulla sede anatomica più colpita che risulta essere l’arto inferiore. A oggi poche sono invece le casistiche che riguardano le patologie legate alla pratica sportiva e riguardano in genere i dipartimenti di emergenza. 

Negli studi esaminati, la disciplina del calcio risulta sicuramente quella più rilevante rappresentando circa il 32% della casistica complessiva (831 pazienti), anche in ragione del maggior numero di praticanti. I soggetti hanno presentato principalmente patologie interessanti la muscolatura dei distretti prossimali degli arti inferiori (55%), seguite da interessamento del ginocchio nel 19,5% dei casi. Nel 7,71% per cento dei pazienti sono state diagnosticate patologie dell’articolazione tibio-tarsica e nel 5,31% a carico del rachide. 

Anche nell’atletica leggera (comprensiva di tutti i praticanti il podismo, totale 173 pazienti) prevalgono le patologie prossimali dell’arto inferiore (34%), seguite da quelle del ginocchio (22%), del rachide e del piede (17%). 

Nel nuoto (75 pazienti) il 40% dei soggetti ha presentato patologia del rachide, il 30% del ginocchio e sorprendentemente solo il 5% dei pazienti è risultato affetto da patologia della spalla. 

I giocatori di pallacanestro (75 pazienti) hanno presentato il maggiore interessamento traumatico agli arti inferiori (38%), in particolare alla caviglia, con gli eventi distorsivi al primo posto seguiti dalle patologie del ginocchio (28%), del rachide (17%), del piede (6%), della spalla (5%), del bacino-anca-addome (3%) e dell’avambraccio-polso-mano (2%). Casistiche abbastanza recenti hanno rilevato come il trauma più frequente nella pallacanestro sia la distorsione dell’articolazione tibiotarsica, seguita dai traumi a carico del ginocchio. Questi autori, su oltre 10.393 giocatori esaminati, ritengono importanti nella predisposizione al trauma discorsivo della caviglia alcuni fattori favorenti, in particolare una storia di pregresse distorsioni, l’uso di calzature non idonee e l’assenza di stretching nella fase di riscaldamento. 

Nel 29% dei tennisti (57 pazienti) sono presenti lesioni di coscia-gamba-caviglia, con particolare prevalenza delle lesioni muscolo-tendinee dirette. Nel 21% è coinvolto il ginocchio, nel 14% il rachide, attraverso la manifestazione dolore cronico lombosacrale (che in letteratura presenta un’incidenza che varia dal 5% al 25% nei diversi lavori). Soltanto nell’8% si sono osservati quadri di epicondilite, che nelle casistiche pubblicate presenta invece un’incidenza variabile dal 9% al 25%. Occorre specificare che le lesioni diagnosticate presso il nostro Servizio Traumatologico risultano necessariamente caratterizzate da un basso grado di acuzie. Pertanto, nella nostra casistica appare meno significativa la scomposizione delle patologie in altre discipline, seppur caratterizzate da un elevato numero di praticanti e di infortuni, come per esempio il ciclismo, lo sci, la pallavolo e altre attività sportive e ricreative. 

Un dato significativo che emerge dalla letteratura è l’alta incidenza (25,9 per 1000/l’anno) di infortuni ricreazionali come nuova emergenza della sanità pubblica. Lo studio di Conn et al. rimarca l’alta incidenza di infortuni anche nelle attività ricreazionali in soggetti di tutte le età, e sottolinea l’importanza di abbinare alla promozione dell’attività motoria anche l’informazione sulla prevenzione dei traumi. 

 

Conclusioni

Lo sport e l’attività motoria sono sinonimi di salute ma nascondono insidie legate a fattori sia intrinseci sia estrinseci che possono portare a patologie anche di una certa rilevanza. Tutti gli sport possono, infatti, essere causa di patologia traumatica o da sovraccarico; diverse però risultano incidenza e rilevanza delle diverse patologie. 

Di pari importanza, pertanto, risulta la raccolta strutturata delle informazioni attraverso la realizzazione di cartelle cliniche informatizzate dalle quali poter ricavare i dati suddetti. Nella nostra casistica la lesione muscolare agli arti inferiori risulta complessivamente la patologia più frequente accomunando pressoché tutti gli sport, anche se il calcio esercita sicuramente un ruolo di primo piano nella sua incidenza complessiva. Ogni disciplina risulta peraltro caratterizzata da proprie specificità, anch’esse rilevabili attraverso l’elaborazione dei dati, e paragonabili con quelle indicate dalla letteratura scientifica. 

L’intervento qualificato di un Centro di Medicina dello Sport può garantire a nostro avviso sia l’appropriatezza degli interventi di ordine diagnostico e terapeutico sia la tempestività d'intervento, requisiti che risultano indispensabili e richiesti con vigore dagli atleti infortunati al medico dello sport. Tale obiettivo risulta pertanto raggiungibile soltanto attraverso l’istituzione di Servizi di Traumatologia dello sport all’interno dei Centri di Medicina dello sport. 

 

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