Cos’è l’ipertensione?

Avere la pressione alta vuol dire vivere con valori pressori oltre quelli ritenuti normali.
I valori della pressione arteriosa (P.A.) sono determinati da numerosi fattori, principalmente dalla forza contrattile del cuore e dalla rigidità delle arterie, ma il giusto equilibrio pressorio si può rompere per malattie renali, endocrine, per una alimentazione sbagliata, per fattori eredo-familiari, emotivi, ambientali, socio-economici, a volte per terapie con farmaci che in via collaterale possono aumentarla, in questi casi si parla di “ipertensione secondaria”, ossia sostenuta da  una causa ben precisa e riconoscibile. Ma nella maggioranza dei casi ci troviamo invece di fronte alla così detta “ipertensione essenziale”, volendo intendere con ciò che alla base dello stato ipertensivo non riscontriamo esami di laboratorio e/o strumentali alterati.

È consigliabile controllare regolarmente la P.A. almeno dai 35 anni in poi soprattutto se si hanno genitori o parenti stretti ipertesi anche in assenza di sintomi, infatti non sempre ci si accorge di averla elevata o si scambiano i sintomi per disturbi di altra natura. Tra i sintomi della pressione elevata si può elencare:

  • senso di pesantezza della testa;
  • cefalea;
  • vertigini;
  • scintille negli occhi;
  • sbandamenti;
  • affanno sotto sforzo;
  • palpitazioni;
  • ronzii auricolari.


Molte persone con valori superiori alla norma, tuttavia, possono essere del tutto asintomatiche.

Illustrazione 1 - Medicina Interna
 

Quando dobbiamo considerarci ipertesi?

I valori ritenuti normali sono quelli al di sotto di 140/90, qualora si rilevano valori superiori a questi dobbiamo ritenere di essere “ipertesi”. Ovviamente non è sufficiente basarsi su una sola misurazione, ma se più misurazioni nell’arco temporale di alcuni giorni risultano alterate è il caso di instaurare una terapia e di programmare degli accertamenti per un più preciso inquadramento della situazione clinica generale e delle eventuali cause sottostanti.

La PA è caratterizzata da una fisiologica variabilità spontanea nell’ambito della stessa giornata e tra giorni diversi, proprio per questo, per decidere se curarla o no, è consigliabile misurarla in 2-3 orari diversi nell’arco di più giorni.
 

Come si misura la pressione? 

La PA va misurata in posizione seduta, dopo 5-10 minuti di riposo, occorre fare 2 misurazioni a distanza di 1-2 minuti, posizionando il bracciale all’altezza del cuore. La misurazione può essere effettuata presso lo studio del medico, in farmacia, nonché presso il proprio domicilio. Sono  ormai molto diffusi gli strumenti elettronici di facile impiego e di grande utilità, infatti con l’automisurazione si possono effettuare molte verifiche, in varie ore della giornata, evitando il così detto fenomeno del camice bianco, ossia un rialzo eccessivo per l’emozione  legata al trovarsi in uno studio medico.
 

Cosa fare in caso di pressione alta?

Il primo passo è parlarne con il medico di medicina generale che ordinerà una serie di accertamenti per meglio precisare le eventuali cause e valutare i fattori di rischio cardio-vascolare presenti nella persona in questione. Per questo scopo si effettua la raccolta dei dati clinici personali e familiari e si prescrivono gli esami ematici di base, è spesso consigliabile effettuare anche l’elettrocardiogramma, il doppler carotideo, il fondo oculare, in alcuni casi l’ecocardiogramma, la radiografia del torace, lo studio della funzione renale completato dall’ecografia dei reni, lo studio della tiroide e/o analisi ormonali.
 

Perchè è pericolosa la pressione alta?

Il rischio maggiore legato alla pressione alta è quello di incorrere in malattie cerebrali, cardiache, renali, oculari, vascolari, tali malattie possono insorgere in maniera acuta e improvvisa o instaurarsi lentamente a causa dello sviluppo nel tempo del così detto danno d’organo. In particolare i danni organici possono manifestarsi con:

a livello cerebrale:

  • ictus con paresi;
  • emorragia;
  • trombosi;
  • demenza.


a livello cardiaco:

  • ispessimento delle pareti cardiache (ipertrofia ventricolare sinistra);
  • scompenso cardiaco;
  • aritmie;
  • angina pectoris e infarto.

Inoltre:

  • a livello renale con insufficienza renale;
  • a livello vascolare con placche di aterosclerosi (nelle coronarie, nelle carotidi, nell’aorta);
  • a livello oculare con emorragie retiniche e edema della papilla.
 

Quando bisogna cominciare a curare la pressione alta?

La decisione di cominciare il trattamento si basa sui livelli dei valori pressori e sul grado di rischio cardio-vascolare globale. Quest’ultima valutazione tiene conto della presenza o meno degli altri fattori di rischio, ossia dell’età, del sesso, dell’abitudine al fumo di sigaretta, della familiarità, della presenza di diabete, dell’obesità, della sedentarietà, di precedenti eventi cardio-vascolari. In linea di massima nei casi di ipertensione lieve (grado 1) si può osservare l’andamento della P.A. impiegando trattamenti non farmacologici quali l’attività motoria e la dieta, nei casi con ipertensione di grado più elevato (grado 2-3) prima si inizia il trattamento e prima si raggiungono i valori ottimali meglio è.

Quali medicine si devono prendere per abbassare la pressione?

Nell’ipertensione lieve di grado 1 può essere sufficiente prendere un solo farmaco, negli altri casi occorre assumere 2 o più farmaci anche in combinazione nella stessa compressa, non di rado servono più farmaci distribuiti nell’arco della giornata. L’obiettivo in ogni caso è quello di raggiungere i valori ottimali di P.A. a prescindere dal tipo di medicinale che il medico decide di utilizzare. I tipi di farmaci che più si usano appartengono fondamentalmente a 5 famiglie:

  • i diuretici
  • i beta bloccanti;
  • i calcio antagonisti; gli ACE inibitori ;
  • i sartani.

La scelta dell’uno o dell’altro e la loro associazione sarà frutto di considerazioni cliniche personalizzate sul singolo individuo iperteso.

Una volta iniziata, la cura è per sempre?

Il più delle volte la pressione alta va curata per tutto il resto della vita, in rari casi la cura è temporanea, ma questo non è prevedibile nel momento in cui si inizia. La terapia va verificata nel tempo, spesso necessita di variazioni, a volte aumento, a volte riduzione dei dosaggi, a volte cambiamenti della molecola o degli orari di assunzione.

E' possibile che la pressione alta non si abbassi?

In circa il 15-20% dei casi, nonostante l’impiego di almeno 3 farmaci, i valori pressori rimangono elevati. Tra le principali cause di resistenza c’è l’errata modalità di assunzione dei farmaci prescritti, l’uso contemporaneo di farmaci (cortisone) o sostanze (liquirizia, cocaina) che aumentano la P.A., la sindrome delle apnee notturne, le malattie concomitanti (endocrine, renali, etc). In questi casi il medico deve ricercare la causa e ricorrere ad altri farmaci o ad associazioni diverse, più raramente ad interventi chirurgici (tumori endocrini).

Ci sono farmaci migliori di altri?

Attualmente disponiamo di una grande quantità di farmaci che ci consente di trattare pressoché tutti i pazienti ipertesi, il medico ha il compito di individuare la classe di antiipertensivi più adatta al singolo soggetto in base ai fattori di rischio, ai livelli di PA di partenza, alle patologie concomitanti, ai possibili effetti collaterali. Teniamo conto che quando si inizia la cura non si può prevedere con certezza il grado di efficacia, questa andrà verificata nei giorni e mesi successivi e, se serve, apportare le modifiche necessarie. In conclusione non esistono farmaci migliori di altri, lo sforzo del medico è quello di ritagliare sulla singola persona la miglior terapia possibile.

È ormai dimostrato che ridurre la PA negli anziani comporta un’importante riduzione di eventi gravi quali l’ictus cerebrale e le malattie coronariche (angina, infarto) e renali (insufficienza renale). Si consigliano i diuretici, i calcio antagonisti, gli ACE inibitori come farmaci di prima scelta.

Cosa fare in caso di crisi ipertensiva?

Le crisi ipertensive comportano un alto grado di rischio per infarto, ictus, emorragie cerebrali. Occorre prontamente intervenire con farmaci che riportino i valori pressori nella norma evitando però brusche riduzioni pressorie che potrebbero portare ad una caduta dell’ apporto di sangue e ossigeno agli stessi organi che la pressione alta potrebbe danneggiare, ossia il cervello, il cuore, i reni. Si usano prevalentemente vasodilatatori quali i calcio antagonisti, i beta bloccanti e i diuretici.

Quali sono gli effetti collaterali della terapia anti-ipertensiva?

Spesso le persone che iniziano il trattamento lamentano stanchezza, sensazione di “testa vuota”, gonfiore delle gambe, tosse secca, cefalea, vertigini. Questi sintomi sono frequenti all’inizio della cura, tendono poi a ridursi e scomparire nel giro di pochi giorni, in rari casi occorre cambiare la tipologia del farmaco. Possono essere correlati alla molecola o al fatto che una persona abituata a vivere con valori pressori più alti si senta “svuotata” quando raggiunge i valori normali, occorre riabituarsi alla nuova pressione tenendo a mente che la pressione più bassa può creare un disagio ma non comporta il rischio di accidenti cardiovascolari (!).
 

Quanto è pericolosa l'ipertensione in gravidanza?

Anche in gravidanza si considera alta una PA che supera i 140/90, l’ipertensione può essere preesistente o svilupparsi dopo la 20^ settimana, comporta gravi pericoli per la madre e per il feto e va quindi monitorata scrupolosamente. Le indagini vanno completate con il dosaggio della proteinuria, con lo studio della funzione renale e con la registrazione della P.A di 24 ore. Occorre prontamente consultare il ginecologo curante per l’utilizzo dei farmaci consentiti, in caso di valori molto alti è indicato il ricovero ospedaliero. Al termine della gravidanza è raccomandabile un continuo controllo della PA nel tempo.
 

Quanto è utile la registrazione della pressione arteriosa di 24 ore?

Il monitoraggio prolungato con  circa 80 misurazioni nell’arco di 24 ore è utilissimo per decidere se è veramente il momento di curare la pressione con i farmaci, per verificare se la terapia che stiamo facendo è efficace sia di giorno che di notte, per svelare i casi di così detta “ipertensione mascherata”, ossia quei pazienti che solo in alcune ore della giornata o durante la notte presentano valori pressori alterati. Avere la pressione alta durante la notte, quando normalmente scende per via del riposo, è un fattore aggravante la condizione clinica e la prognosi e questo è possibile saperlo solo con il monitoraggio delle 24 ore.

 

Bibliografia

  • Zhou B, Perel P, Mensah GA, Ezzati M. Global epidemiology, health burden and effective interventions for elevated blood pressure and hypertension. Nat Rev Cardiol. 2021 Nov;18(11):785-802. doi: 10.1038/s41569-021-00559-8. Epub 2021 May 28. PMID: 34050340; PMCID: PMC8162166.
  • Flack JM, Adekola B. Blood pressure and the new ACC/AHA hypertension guidelines. Trends Cardiovasc Med. 2020 Apr;30(3):160-164. doi: 10.1016/j.tcm.2019.05.003. Epub 2019 May 15. PMID: 31521481.
  • O'Brien E, White WB, Parati G, Dolan E. Ambulatory blood pressure monitoring in the 21st century. J Clin Hypertens (Greenwich). 2018 Jul;20(7):1108-1111. doi: 10.1111/jch.13275. PMID: 30003702; PMCID: PMC8030771.