Cos’è la vulvodinia?

Da definizione, la vulvodinia è una “sindrome dolorosa cronica vulvare in assenza alterazioni vulvari visibili clinicamente e in assenza di patologia neurologica evidente.” 

Illustrazione 1 - Ginecologia e Ostetricia


Con vulvodinia si indica quello che in passato era chiamato “vaginismo” e “vestibolite”. 

Nonostante già nel 1800 fossero stati descritti quadri analoghi, è ancora una poco riconosciuta e diagnosticata.

  • 1880: “…eccessiva sensibilita’ dei nervi della mucosa di alcune porzioni della vulva…talora confinata nel vestibolo. 
  • 1888: “questa malattia è caratterizzata da una supersensibilità della vulva… non è visibile alcuna manifestazione esterna di malattia… quando le dita toccano le parti iperestesiche,la paziente lamenta dolore, qualche volta così forte che piange. 

 

Epidemiologia 

Recenti studi indicano che tale disturbo colpisce fino al 18% delle donne, anche se tali dati potrebbero essere probabilmente sottostimati, a causa di patologie non diagnosticate per non adeguata formazione del personale specialistico. 

Spesso il problema viene relegato come di natura psicologica e poco rilevante, e le stesse pazienti possono essere riluttanti a parlare di sintomi percepiti come insoliti e imbarazzanti. 

 

Da cos'è provocata la vulvodinia? 

È provocata da uno stato di infiammazione cronica causato da un aumento delle terminazioni nervose libere in conseguenza di un aumento dei mastociti. In particolare, è stato dimostrato come i mastociti abbiano un ruolo primario nell’instaurare e mantenere reazioni infiammatorie della mucosa vulvare mediante sostanze pro-infiammatorie (NGF - Nerve Growth Factor). 

L’infiammazione cronica tramite i mastociti e il NGF va ad influenzare la regolazione del locale sistema dolorifico, incrementando ed alimentando il dolore percepito, e aumentando il numero di fibre nervose coinvolte creando un circuito di automantenimento del dolore: le sostanze proinfiammatorie continuano ad essere prodotte anche quando l’agente scatenante è stato eliminato; ne risulta che il tessuto rimargina, torna sano, ma la paziente continua ad avere i sintomi della patologia.

Le cause iniziali di questa infiammazione dolorosa possono essere varie: 

  • pregresse infezioni da papilloma virus (HPV);
  • candidosi croniche ricorrenti;
  • vaginosi batteriche ricorrenti;
  • alterazioni del pH vaginale;
  • uso di agenti chimici detergenti irritanti;
  • traumi sessuali o trattamenti terapeutici invasivi. 

Tutte queste, però, comportano lo stesso tipo di sintomatologia. 

La muscolatura del pavimento pelvico assume un ruolo importante nei meccanismi patogenetici della vulvodinia, ciò in particolare per la frequente condizione di ipertono. Si è ipotizzato che l’ipersensibilità vestibolare destabilizzi la muscolatura del pavimento pelvico. Infatti, dove la componente sottocutanea è interessata da uno stimolo doloroso, la struttura muscolare locale reagisce aumentando la propria tensione, come reazione naturale di difesa per proteggere l’area dal dolore. In buona sostanza la tensione muscolare è conseguenza del dolore vulvare. 

A conferma di questa teoria c’è l’osservazione che un processo riabilitativo della muscolatura pelvica (biofeedback elettromiografico) può risolvere la sintomatologia dolorosa vestibolare. 

 

Quali sono i sintomi e i segni? 

  • Dolore, fastidio, bruciore (sensazioni variamente descritte dalle pazienti);
  • ipercontrattilità della muscolatura vulvo-perineale;
  • alterazioni del desiderio sessuale;
  • alterazioni della risposta all’eccitamento;
  • alterazioni del raggiungimento dell’orgasmo;
  • dispareunia;
  • sindromi depressive.
 

Quali sono le opzioni terapeutiche? 

Essendo la fisiopatologia della vulvodinia ancora incerta e verosimilmente multifattoriale, un singolo o una combinazione di trattamenti possono agire in modo non uniforme in tutti i casi. Non esiste, quindi, un protocollo standard di terapia ma va personalizzata e regolata secondo un feedback continuo tra medico e paziente. Tra le terapie possibili rientrano:

  • anestetici locali;
  • farmaci (antidepressivi triciclici, modulatori del dolore, antidolorifici, modulatori della risposta mastocitaria);
  • elettrostimolazione antalgica (TENS); 
  • riabilitazione della muscolatura del pavimento pelvico (biofeedback);
  • infiltrazione locale di anestetici locali o grasso autologo.

 

Quali sono i fattori di rischio psicologici? 

Lo stress psicologico è frequentemente associato a questa patologia, ma è da ritenersi conseguenza di un dolore cronico, invalidante e misconosciuto e non, quindi, causa della vulvodinia. Quando è presente una sindrome da stress cronico, frequentemente si associa un’iperattivazione cronica di sostanze pro-infiammatorie e dei mastociti, che quindi contribuiscono ad incrementare il circolo vizioso di flogosi e dolore. 

 

Aspetti sessuologici 

Le donne affette da vulvodinia hanno meno rapporti sessuali, maggiori difficoltà a raggiungere orgasmo e, in più della metà dei casi, calo del desiderio sessuale secondario a dispareunia. 

 

Vulvodinia e candida 

Esiste un’evidenza di associazione tra vulvodinia e candida ricorrente in 3/4 delle pazienti. 

È stato osservato che queste pazienti presentano un’alterazione genetica in una proteina che contrasta l’infezione da candida (mannose binding lectin) e un’ipersensibilità a costituenti di superficie della candida. 

 

Bibliografia

  • Bergeron S, Reed BD, Wesselmann U, Bohm-Starke N. Vulvodynia. Nat Rev Dis Primers. 2020 Apr 30;6(1):36. 
  • Barnabei VM. Vulvodynia. Clin Obstet Gynecol. 2020 Dec;63(4):752-769.