Qual è l’obiettivo di una prostatectomia radicale?

La prostatectomia radicale si pone come trattamento di scelta nella cura del tumore della prostata, specialmente sotto i 65 anni di età. Varie tecniche sono state ideate per ridurre al minimo il trauma chirurgico legato a questa procedura. 

Illustrazione 1 - Urologia

 

Cosa può comportare non avere più la prostata?

È noto che la prostatectomia provoca, inevitabilmente, due grossi svantaggi che sono il deficit erettile e l’incontinenza urinaria. Nonostante a distanza di tempo dall’intervento ci siano miglioramenti nel recupero della continenza e mediante un supporto farmacologico anche della potenza sessuale, ad oggi non esiste alcun sistema in grado di predire nel singolo caso quando ed in che misura questa ripresa avverrà. Si sono, pertanto, messe a punto almeno quattro diverse tecniche chirurgiche con lo scopo di limitare al minimo questi effetti indesiderati.

 

Quali sono le tipologie di intervento?

Prostatectomia radicale retro pubica

La tecnica storicamente più utilizzata con la quale si confrontano tutte le altre è la tradizionale prostatectomia radicale retro pubica. L’intervento consiste nel rimuovere in blocco prostata e vescicole seminali mediante un intervento “open” cioè, incidendo la cute con un taglio nella zona inferiore dell’addome consentendo di giungere all’organo. 

Prostatectomia video laparoscopica 

La possibilità di intervenire eseguendo solo dei fori sulla cute attraverso i quali inserire gli strumenti chirurgici, ha reso la prostatectomia video laparoscopica un intervento spesso più accettato dal paziente dando l’idea di essere meno invasivo.

Prostatectomia robotica

Un’alternativa che consente di utilizzare sempre dei fori come porte di ingresso e di aumentare al massimo la precisione dei movimenti  eseguibili dagli strumenti chirurgici è il motivo che ha reso in Italia, più che in ogni altra nazione al mondo, diffuso l’utilizzo della tecnica robotica.

Prostatectomia trans perineale

Per dover di cronaca andrebbe citata anche la prostatectomia trans perineale, anche se è eseguita solo in pochissimi centri, ed è l’unica che non consente di prelevare anche i linfonodi a scopo diagnostico, durante l’intervento.

 

Considerazioni sulle diverse tecniche

Rimanendo alle prime tre tecniche, voglio evidenziare alcune differenze basandomi sui più recenti dati presenti in letteratura. La prostatectomia radicale retro pubica, rimane un intervento sicuro anche se le statistiche riportano che al momento richiede tempi di degenza e perdite di sangue leggermente superiori rispetto alla laparoscopia ed alla tecnica robotica. La prostatectomia robotica sembra mostrare, al momento, un minimo vantaggio rispetto alle altre nella ripresa della potenza sessuale, ma non nella ripresa della continenza.

Altri studi recenti mostrano, invece, esattamente il contrario, ovvero che la più rapida ripresa è da riferirsi alla continenza urinaria, qualora si usi il robot. Su di un punto sono al momento tutti concordi, ovvero che in termini di sicurezza nell’estirpare la malattia, le tre tecniche sono assolutamente sovrapponibili. Un aspetto che non va trascurato è anche da riferirsi ai costi.

La chirurgia robotica è la tecnica decisamente più costosa, e sicuramente il momento storico che attraversa l’economia italiana oggi, non giustifica il perché in Italia ci siano, per densità di popolazione, il maggior numero di robot, rispetto a tutti gli altri paesi del globo. Il consiglio che sento di dare è che, ad oggi, non importa molto con quale tecnica vi facciate operare, la differenza la fa l’esperienza del chirurgo.

 

Bibliografia

  • Conti, F., et al. "Prostatectomia radicale retropubica. Risultati su 150 pazienti." Urologia 68 (2001): 71-73.
  • Dell'emergenza, Anestesiologiche E. "Prostatectomia radicale robot-assistita e prostatectomia radicale laparoscopica: confronto multicentrico di risultati oncologici e funzionali."
  • Sorrenti, Sergio, et al. "Gestione anestesiologica della prostatectomia radicale video-laparoscopica."