Che cos'è la Scleropterapia?

La Scleroterapia è una tecnica che determina la chiusura di piccole varici (microvarici) oppure di capillari (teleangectasie), mediante l'iniezione nei vasi stessi, in punti ben determinati, di una soluzione sclerosante che causa istantaneamente una reazione infiammatoria locale (flebite chimica); questa reazione provoca in seguito la trombizzazione ed il successivo riassorbimento del tratto varicoso oppure la cancellazione dei capillari.

Illustrazione 1 - Chirurgia Vascolare

Quali farmaci si usano?

Vi sono più di dieci tipi di sostanze (soluzioni in varie concentrazioni) usate per la scleroterapia,. Sono poco frequenti i casi di sensibilizzazioni a qualcuno dei composti sclerosanti. L'azione della soluzione sclerosante è limitata alla parete venosa nel punto d'iniezione, già a breve distanza dal punto sottoposto a sclerosi il composto è così diluito da essere pressochè inoffensivo.


A che cosa serve?

La scleroterapia pertanto è particolarmente indicata per la rimozione di capillari (teleangectasie) e di piccole varici. Per le varici di calibro più importante e per le safene è sempre indicato l’intervento chirurgico.

È definitiva?

Dai dati disponibili nella letteratura scientifica, la scleroterapia risulta una soluzione definitiva in circa l'85-90% delle teleangectasie e il 75-80% delle microvarici.

È dolorosa?

La scleroterapia è pressoché esente da dolore, infatti gli aghi ipodermici monouso usati sono di calibro ridottissimo. Dopo la seduta può verificarsi un modesto arrossamento (eritema) della parte sottoposta a sclerosi, che viene trattato localmente mediante pomate contenenti  sostanze emollienti. Al termine della seduta viene applicato un  uso  una calza elastica (monocollant o autoreggente) di 1° classe da indossare nelle  48 ore successive o secondo le indicazioni del medico, questo è un passaggio fondamentale per la buona riuscita del trattamento; in alcuni casi potrà essere applicato un bendaggio che la paziente manterrà per qualche giorno.

Quali sono le controindicazioni?

In alcuni casi può verificarsi la comparsa di piccoli ematomi nel punto dell'iniezione (che potranno facilmente essere rimossi; nei soggetti con marcata reattività personale verso il composto oppure con pelle delicata o molto chiara si può avere un livido di colore blu-verdastro (questo accade specialmente nei pazienti con i capelli rossi), che scompare dopo due/otto settimane circa.
 

Quando farla?

È preferibile eseguire la scleroterapia nel periodo freddo (autunno/inverno), in parte per evitare la vasodilatazione venosa dovuta al calore, ma sopratutto per evitare che i UV, colpendo direttamente la parte sclerosata, possano determinare delle pigmentazioni della pelle difficili poi da rimuovere. Quindi è meglio evitare la scleroterapia nei mesi molto caldi (luglio-agosto).
 

Quanto dura l'intervento?

Di solito, le sedute di hanno cadenza settimanale o quindicinale. È bene evitare di assumere per le 72 ore successive alla seduta, tutti i farmaci a base di acido acetilsalicilico (es. aspirina), per evitare una riduzione dell'efficacia della soluzione sclerosante. In soggetti particolarmente reattivi è possibile osservare un lieve rialzo della temperatura, soprattutto serale, nelle 48 ore successive alla sclerosi. In questi casi si possono assumere tranquillamente farmaci antipiretici come ad es. la tachipirina.

Ricomparsa dei vasi

Nel 2% dei pazienti sottoposti a scleroterapia può verificarsi la formazione di nuovi vasi, che nascono nei pressi della zona sottoposta a sclerosi. Qualora il fenomeno si ripeta anche nelle sedute successive, si cambia tipo di soluzione sclerosante o la sua concentrazione. Questo accorgimento tuttavia non sempre elimina il fenomeno (Nei casi ribelli il rimedio migliore oggi è l'uso del laser dermatologico). Il numero delle sedute di scleroterapia dipende, ovviamente, dal quadro clinico e dall'estensione della zona da sottoporre a terapia
 

A chi è sconsigliata?

Controindicazioni alla scleroterapia sono: gravidanza, le lungodegenze episodi recenti di tromboflebite superficiale o di trombosi venosa profonda, il diabete mellito, i tumori maligni, le malattie del surrene, la tubercolosi, malattie renali come la glomerulonefrite  e la  nefrosi, alcune malattie del fegato (epatiti acute virali, tossiche o da farmaci; cirrosi epatica), gli stati febbrili, l'asma allergico e bronchiale, alcune malattie del cuore (miocarditi e endocarditi), le discrasie ematiche (malattie del sangue), allergia all’ac. acetilsalicilico.
 

Bibliografia

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