Cos'è l’emorroidectomia?

L’emorroidectomia tradizionale, codificata circa un secolo fa secondo la tecnica di Milligan Morgan, è da sempre considerata una pratica chirurgica molto paventata dai pazienti, in quanto gravata da un post intervento doloroso e da tempi di guarigione molto lunghi.
 

Illustrazione 1 - Chirurgia Proctologica e Proctologia


Quando si effettua questo intervento?

Purtroppo, ancora oggi, frequentemente ci si trova ad intervenire su pazienti con stadi di gravità della patologia emorroidaria molto avanzati che precludono - o rendono poco consigliabili - quegli interventi di chirurgia mini invasiva (HAL, H.E.L.P, THD) che hanno rivoluzionato il trattamento di quella diffusa e invalidante patologia rappresentata dalla malattia emorroidaria.

Tali opzioni chirurgiche, ove applicabili, rendono il decorso post operatorio invero poco doloroso con scarsa incidenza di gravi complicazioni (sanguinamento, stenosi cicatriziali,incontinenza,nella donna fistola retto-vaginale) e permettono agli operati un rapido ritorno alla normalità fisica e sociale. 

 

Quali sono i limiti della chirurgia mini invasiva?

Gli interventi di chirurgia mini invasiva, come detto, hanno un limite di applicazione. Ad esempio  nel caso della THD, una delle procedure che oggi si sta diffondendo maggiormente, la sua indicazione è consigliabile sino al terzo grado superiore di malattia emorroidaria. In caso di grandi e irriducibili prolassi, infatti,  esiste una controindicazione rappresentata dal tenesmo causato dall’affastellamento di grandi volumi di mucosa che, rientrati nel retto, provocherebbero disturbi da abnorme distensione e stimolazione dell’ampolla rettale.

Tale circostanza rende il decorso piuttosto problematico per periodi piuttosto lunghi, limitando pertanto il vantaggio che invece appare molto evidente in quadri di gravità inferiori della patologia.
 

Quanto è doloroso l'intervento di emorroidectomia?

Come accennato per la malattia emorroidaria di quarto grado, dove cioè il prolasso appare assai voluminoso ed irriducibile, è prudente e consigliabile il ricorso all’intervento tradizionale di Milligan Morgan o sue varianti. Tale intervento, che si è dimostrato essere, se eseguito in mani esperte, molto radicale  e con una altissima percentuale di guarigione definitiva,  è tuttavia  gravato da un dolore post chirurgico molto severo a causa dell’edema dei tessuti e dall’ustione provocata nelle aree peri emorroidarie dall’uso dell’elettrobisturi.

 

L'emorroidectomia con ligasure

Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno permesso l’introduzione di apparecchi molto sofisticati la cui massima espressione attuale è rappresentata dal  ligasure.

L’introduzione dello strumento sul mercato avviene nel 1998. La sua affidabilità è dimostrata dall’uso in ormai numerosissimi interventi di laparoscopia, specialità che ne ha visto i principali utilizzi.

La tecnologia di cui lo strumento dispone è rappresentata dalla radiofrequenza. Quest’ultima permette una combinazione di pressione ed erogazione di energia che, insieme, provocano la chiusura permanente dei vasi sanguigni ad ogni singola applicazione. Questa fusione dei vasi è accertata e garantita sino ad un diametro vasale di 7 mm. Il ciclo di ogni applicazione va, inoltre, dai 2 ai 4 secondi.

Quando si usa ligasure per le emorroidi?

Per la chirurgia emorroidaria è stato perfezionato e dedicato un apposito strumento: il ligasure precision. Lo strumento unisce la possibilità di sigillare i vasi e, contestualmente, sezionare i tessuti.

Il grande vantaggio dell’uso di questo strumento è dato dal fatto che esso sviluppa temperature molto inferiori a quelle del bisturi elettrico, ovvero al di sotto di ottanta gradi. Il device è inoltre strutturato in modo da essere isolato e quindi evita completamente la diffusione del calore ai tessuti vicini. Il taglio è preciso e, durante la manovra di sezione tissutale, non vi è sanguinamento.

Che vantaggi ha questa tecnica?

Diversi studi hanno evidenziato sensibili vantaggi in relazione all’uso del bisturi a radiofrequenza (ligasure), sia in termini di riduzione del dolore che in termini di diminuzione dei tempi di guarigione.

E’ comunque dimostrato che l’intervento e, di conseguenza, la compliance del paziente, sono molto “operatore dipendente”.

 

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